Santa Cecilia nella tempesta Covid
Presentata la stagione 2020-21 dell'Accademia di Santa Cecilia, che segue le linee consuete, con qualche interessante novità
Scorrendo il programma della prossima stagione di concerti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia sembrerebbe che il Covid19 non esista. Sono ventotto concerti sinfonici, ognuno replicato il giovedì, il venerdì e il sabato, e ventidue concerti da camera, più le tournée, come ogni anno. Ma il presidente Michele dall’Ongaro ha spiegato che con la pandemia si sono egualmente dovuti fare i conti, letteralmente, riducendo il numero degli ascoltatori ammessi in sala, che saranno comunque ben 1300 grazie alle vaste dimensioni, e misurando al centimetro lo spazio sul palco ogni volta che si progettava di mettere in programma una musica che richiedesse un organico particolarmente nutrito. Si è così dovuto rinunciare ai Maestri cantori di Norimberga previsti per l’inaugurazione e alle Sinfonie con coro di Mahler.
Ma questo non significa che si ascolterà soltanto musica dall’organico cameristico o quasi: basti pensare al concerto inaugurale, diretto da Antonio Pappano il 16 ottobre, con il Te Deum di Bruckner e Das Lied von der Erde di Mahler. Anzi il programma è particolarmente ricco di grandiosi lavori sinfonico-corali: sono, in ordine cronologico, il Requiem tedesco di Brahms (diretto da Tugan Sokhiev), l’Oratorio di Natale di Bach (Trevor Pinnock), Elias di Mendelssohn (Pappano), la Nona Sinfonia di Beethoven (Valery Gergiev) e la Passione secondo Matteo di Bach (Pappano).
Per il resto molto grande repertorio dell’Ottocento, qualche puntata nel Settecento, poco Novecento storico, quasi esclusivamente russo: vari Šostakóvič, uno Stravinsky e un Rachmaninoff. Ma anche uno Schönberg, che era quasi scomparso dai programmi di Santa Cecilia. Avvicinandoci ai nostri anni, troviamo Berio e quattro autori viventi: John Adams (diretto da lui stesso), Philip Glass, Thomas Adès e Yikeshan Abudushalamu, vincitore del primo Concorso di composizione “Luciano Berio”. A questi si aggiungono Giya Kancheli e Sofija Gubajdulina in un concerto del Coro dell’Accademia diretto da Piero Monti, inserito nella stagione cameristica.
Dalla lunga lista di direttori d’orchestra citiamo Vasily Petrenko, John Eliot Gardiner, Daniele Gatti, Gianandrea Noseda, Juraj Valčuha, Jukka-Pekka Saraste, Alpesh Chauhan, Myung-Whun Chung e Jakob Hrůša. E tre debuttanti di lusso: Jaap van Zweden, direttore della Filarmonica di New York, il giovane ultranovantenne Herbert Blomstedt per la Sinfonia n. 5 di Bruckner e James Levine, che chiuderà la stagione il 19 giugno.
Non meno interessante la stagione cameristica, che si apre con una “Maratona Beethoven” del giovane ma non più giovanissimo israelo-palestinese Saleem Ashkar, considerato il nuovo astro del pianismo internazionale. Jean-Yves Thibaudet risponde con una maratona Debussy, eseguendo in due concerti nella stessa giornata l’integrale dei Preludi del compositore francese. Totalmente assente il quartetto, che pure è la formazione principe della musica da camera, ma in compenso si assisterà a una grande parata di pianisti, che oltre ai due citati allinea Maurizio Pollini (due concerti), Jan Lisiecki, Maria João Pires, Angela Hewitt, Andras Schiff e Grigory Sokolov.
Un’encomiabile novità è il progetto Momentum lanciato dal soprano e direttore d’orchestra Barbara Hannigan, a cui Pappano e l’Accademia hanno aderito con entusiasmo per andare incontro ai giovani musicisti che non trovano opportunità di lavoro in questo difficile momento. «Si tratta – ha spiegato Pappano – di una piccola opportunità, che può aiutare i nostri giovani a superare questo momento così duro. Un giovane direttore ad esempio, potrebbe affiancarmi per una settimana nelle prove d’orchestra, guadagnare e forse dirigere anche un brano! Verrebbe pagato una piccola cifra, che se non risolve totalmente la situazione almeno aiuta e apre un piccolo orizzonte».
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