Successo a Parma per il Macbeth in salsa francese
Felice inaugurazione del XX Festival Verdi reinventato in tempo di covid-19 sul palcoscenico del nuovo teatro all’aperto del Parco Ducale di Parma
Il Festival Verdi di Parma rilancia e si trasforma in “Scintille d'Opera”. La realtà emiliana non ha rinunciato a celebrare i suoi vent’anni nonostante le conseguenze relative al controllo della pandemia da covid-19, reinventando la formula di una manifestazione che vuole confermare la sua identità e la sua linea artistico-programmatica, come è emerso dall’inaugurazione con il Macbeth“francese” che abbiamo seguito venerdì scorso.
Seppure in forma di concerto e all’aperto – quindi con tutti i limiti rappresentati dalla mancanza dell’elemento scenico da un lato e da un’amplificazione sonora comunque funzionale dall’altro – l’avvio dell’edizione 2020 del festival dedicato al Cigno di Busseto ha quindi proposto la prima ripresa assoluta di Macbeth nella versione eseguita a Parigi nel 1865, con il libretto di Francesco Maria Piave e Andrea Maffei tradotto in francese da Charles Louis Étienne Nuittier e Alexandre Beaumont. Prosegue dunque la strada tracciata da questa manifestazione nella direzione di un’indagine rivolta alle diverse versioni di raro ascolto delle opere verdiane, com’era già avvenuto per esempio un paio di anni fa dove, proprio ad un Macbeth che recuperava la prima versione del 1847 seguiva Le trouvère nella versione andata in scena nel 1857 all’Opéra di Parigi.
Ancora più di allora, oggi registriamo questa come una scelta segnata da una coraggiosa coerenza, ripagata dal risultato – tutt’altro che scontato – espresso da un palcoscenico che ha accolto la bacchetta di Roberto Abbado, alla guida della Filarmonica Arturo Toscanini e del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani; compagini completate da interpreti quali Ludovic Tézier (Macbeth), Silvia Dalla Benetta (Lady Macbeth), Riccardo Zanellato (Banquo), Giorgio Berrugi (Macduff), David Astorga (Malcom), Francesco Leone (Un médecin), Natalia Gaavrilan (La Comtesse), Jacobo Ochoa (Un serviteur, Un sicaire, Premier fantôme), Pietro Bolognini (Seconde fantôme) e Pilar Mezzadri Corona (Troisième fantôme).
Una versione, questa in “salsa francese”, che ci ha restituito un Macbeth espressivamente denso, la cui dimensione drammaturgica è emersa dalla tessitura musicale in maniera plastica grazie alla capacità di Roberto Abbado di tornire la materia sonora innervandola, al tempo stesso, di senso dell’azione drammatica da un lato e di scavo profondo dei personaggi dall’altro, il tutto guidato sul solido binario rappresentato dall’efficace scelta dei tempi e da una sapiente gestione degli equilibri timbrici. Così, tra gli elementi che hanno connotato questa versione francese – revisione a cura di Candida Mantica sull’edizione critica a cura di David Lawton – sono emerse pagine dedicate a Lady Macbeth, che Silvia Dalla Benetta ha saputo restituire con una brillante intensità pur non indugiando sugli aspetti più foschi di questo personaggio instabile e tormentato. O ancora frammenti strumentali come, tra gli altri, i ballabili o il fugato della battaglia, occasioni nelle quali la Toscanini ha dato prova di presenza strumentale reattiva e coesa. Tra gli altri artisti impegnati, Ludovic Tézier ha tratteggiato da dietro il suo leggio il ruolo del titolo con sicura ed efficace autorevolezza, riuscendo ad evocare la complessità del protagonista anche in assenza della dimensione gestuale, così come ben delineati sono parsi il Banquo di Riccardo Zanellato, il Macduff Giorgio Berrugi e il Malcom di David Astorga, oltre alla solida conferma rappresentata dal coro di Faggiani.
Ma tutti gli artisti coinvolti hanno dato prova di grande ed efficace impegno, ripagati dagli applausi convinti di un pubblico che, se non esauriva la platea di questo nuovo spazio all’aperto, ha sicuramente decretato un bel successo per un festival che ha dimostrato di saper affrontare nuove sfide.
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