Il festival di musica antica di Anversa si trasferisce sul Web a causa della pandemia

L’edizione virtuale intitolata Polyphony connects del festival Laus Polyphoniae si svolgerà online dal 21 al 30 agosto 2020, con un programma misto costituito da concerti live e da registrazioni di concerti delle precedenti edizioni

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Chiesa di Sant'Agostino
Chiesa di Sant'Agostino

I tre concerti serali trasmessi in diretta dalle ore 20 rappresentano la quintessenza dell’arte della polifonia vocale e della sua incomparabile bellezza. Il primo del 21 agosto intitolato Dolcissima mia vita  ed eseguito dal Collegium Vocale Gent sarà dedicato al Quinto libro di madrigali di Carlo Gesualdo; il secondo del 26 agosto presenterà la messa Ave maris stella di Josquin intonata da Cappella Pratensis per ricordare la presenza del musico franco fiammingo a Roma nell’ultimo decennio del Quattrocento come cantore della Cappella Sistina; il terzo del 29 agosto dell’ensemble Sollazzo sarà dedicato al recente ritrovamento del piccolo e prezioso Codice di Lovanio, che contiene anche alcune chanson che non compaiono in nessun altro manoscritto. Il resto del programma comprende concerti che sono il frutto della programmazione degli anni precedenti, e che si potranno ascoltare online dalle ore 10, con l’aggiunta di una piccola coda alle 22 rappresentata da un’unica composizione al giorno estratta da altri concerti che fanno parte del prezioso patrimonio di questo eccellente Festival.

In questa intervista il suo direttore artistico Bart Demuyt racconta la peculiarità di questa edizione ai tempi del corona virus organizzata da AMUZ, centro di eccellenza per la divulgazione della prassi musicale storicamente informata.

 

Quando avete deciso di realizzare il Festival in versione virtuale?

 

«Abbiamo iniziato a discutere nel mese di marzo su come poter organizzare il Festival a fronte dell’emergenza sanitaria, ma non sapevamo cosa sarebbe accaduto in agosto, e così abbiamo pensato di mantenere il nostro appuntamento annuale pensando ad un progetto virtuale. In realtà avevamo già immaginato di poter fare qualcosa di simile, ma per il 2021 e ancor prima dell’emergenza, per affiancare e arricchire Laus Polyphoniae con iniziative virtuali dislocate in vari luoghi a livello internazionale, ma abbiamo dovuto accelerare per creare le strutture tecnologiche anticipandone i tempi di realizzazione. Settimana dopo settimana cercavamo di capire l’evoluzione della situazione, e dopo diverse riunioni abbiamo deciso di organizzare la piattaforma tecnica per poter trasmettere online il festival.

Il programma previsto originariamente per il 2020, intitolato Contrapunct, si svolgerà nel 2022, perché il prossimo anno celebreremo i quattrocento anni dalla morte di Josquin des Prez dedicandogli l’intera manifestazione».

 

Come avete selezionato i concerti registrati negli anni precedenti che si potranno ascoltare sulla vostra piattaforma?

 

«Abbiamo riascoltato una parre importante degli ultimi dodici anni di programmazione, e oltre ai ricordi e alle emozioni che fanno parte della nostra storia, ci siamo resi conto che il tempo ideale di ascolto, privo della componente visiva e della condivisione dell’evento nello spazio di una sala, era di circa quarantacinque minuti. Così abbiamo cercato di ridurre i concerti che normalmente duravano un’ora o anche più, condividendo con i musicisti questa scelta».

 

C’è qualcosa che unisce questi concerti tra loro?

 

«Sì, certamente. Il filo rosso più importante è quello dei diversi manoscritti ai quali questi concerti erano dedicati, come i codici Basevi, Montpellier, Las Huelgas, Lovanio, l’Eton Choirbook, e naturalmente quelli di Petrus Alamire in un arco di tempo di quattro secoli dalla metà del Ducento alla metà del Seicento. Ma c’è un secondo filo rosso che è quello di Monteverdi e Wert, entrambi legati a Mantova. A proposito dei codici abbiamo realizzato due documentari, uno dedicato a Petrus Alamire e l’altro al codice di Lovanio, che ne esploreranno i repertori e i dettagli storico artistici».

 

I concerti si potranno ascoltare, ma poiché si tratta di registrazioni effettuate da Radio Klara, che è uno dei vostri partner, non si potranno vedere i musicisti che li hanno eseguiti.

 

«Si è vero, ma abbiamo realizzato dei filmati di accompagnamento per tutta la loro durata, che in qualche modo restituiranno alcuni aspetti degli ambienti nei quali si sono svolti, anche se in assenza dei musicisti».

 

 Oltre ai concerti che fanno parte del vostro archivio, ci sono anche tre nuovi concerti eseguiti e trasmessi in diretta.

 

«Avere solo i concerti archiviati in questi anni non sarebbe stato sufficiente, e così ho invitato tre gruppi di musicisti a realizzarne di nuovi nel nostro auditorium, che è la Chiesa di Sant’Agostino, anche se il pubblico non sarà presente. Si tratta di formazioni di generazioni diverse. Il concerto inaugurale è affidato al Collegium Vocale Gent che quest’anno ha compiuto 50 anni di attività, poi ci sarà quello di Cappella Pratensis, che possiamo considerare una sorta di anteprima del programma del prossimo anno dedicato a Josquin, e infine quello del giovane ensemble Sollazzo che eseguirà alcune chanson del Canzoniere di Lovanio. Questo è il nostro fiore all’occhiello perché si tratta di una scoperta molto importante che stiamo progressivamente facendo eseguire, e che si avvale della collaborazione della Fondazione Alamire».

 

Il titolo di questa edizione virtuale rappresenta una sorta di filosofia della vostra attività decennale.

 

«Sarà un risultato importante sia per Amuz che per la Fondazione Alamire, che ci consentirà di raggiungere potenzialmente tutte le persone che amano la polifonia, indipendentemente dal luogo nel quale vivono, per poter scoprire i gioielli dell’arte contrappuntistica franco-fiamminga. L’idea di connessione non riguarda solo le voci, ma anche le menti e i cuori».

 

Avete mantenuto in programma anche le attività per bambini e la International Summer School.

 

«Si anche se in entrambi i casi si tratterà della loro versione virtuale. I cantanti che parteciperanno alla Summer School seguiranno lo studio e l’approfondimento delle musiche lette direttamente dalla notazione originale, senza l’uso di trascrizioni moderne, e alla fine proveranno a cantarle unendosi online nonostante la distanza fisica.

Svolgeremo, anche se solo parzialmente, la International Young Artist Presentation, nel senso che non ci saranno i brevi concerti, ma solo l’attività di coaching, seppure a distanza, rivolta a sei giovani ensemble selezionati a marzo tra quelli che si erano candidati. Ma a causa dell’emergenza sanitaria non potranno essere presenti, e li potremo ascoltare solo il prossimo anno, nella consueta formula di un itinerario a piedi che di volta in volta esplora differenti quartieri della città di Anversa con i gruppi che si esibiscono in spazi inusuali».

 

Quale è la pagina web attraverso la quale si potrà conoscere il programma completo e seguire il Festival?

 

«Basterà digitare www.polyphonyconnects.com per seguire tutte le iniziative che non comprendono solo i concerti, ma introduzioni e presentazioni fatte da studiosi internazionali, in fiammingo e inglese, e quelli che abbiamo chiamato “cris de coeur”, brevi commenti o testimonianze e ricordi di differenti personalità della società fiamminga sul valore della polifonia.Sarà inoltre possibile visualizzare o scaricare il libretto in pdf del programma completo con i testi di presentazione e i programmi di ciascun concerto, e tutto resterà disponibile sulla nostra piattaforma fino alla fine di settembre».

 

                                                                    

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