La cromatica sensibilità di Federica Michisanti 

Il nuovo lavoro del Federica Michisanti Horn Trio conferma il talento della contrabbassista romana

Federica Michisanti Horn Trio
Disco
jazz
Federica Michisanti Horn Trio
Jeux De Couleurs
Parco della Musica Records
2020

La musica ariosa e cameristica della contrabbassista e compositrice Federica Michisanti, vincitrice nel 2018 del Top Jazz come miglior Nuovo Talento e del Premio Siae nel 2019, pare tratteggiare linee e forme dalla consistenza quasi tangibile, come sprigionate da un’ampia e munifica tavolozza timbrica, che è materica fusione di colori, oltre che di luminosi suoni irradiati nello spazio. 

– Leggi anche: Federica Michisanti, contrabbasso e melodia – l'intervista

Abituata fin dagli esordi a prediligere la gestione delle più libere e disancorate dinamiche del trio drumless, formazione (per quanto la riguarda) anche priva di strumentazione armonica oltre che di riferimenti espressamente ritmici, in questo brioso e rilassato Jeux de Couleurs, intessuto di valorose composizioni originali, seguito dell’apprezzato Silent Rides (Filibusta Records), la talentuosa musicista romana, oggi approdata alla prestigiosa Parco della Musica Records, torna a registrare in studio con gli altri due valorosi componenti del suo ormai affermato Horn Trio, vale a dire gli ottimi Francesco Bigoni (sax tenore e clarinetto) e Francesco Lento (tromba e flicorno), i quali si confermano ancora una volta suoi assoluti complici nell’allestire le “cantabili” e cromatiche – nel senso di dichiaratamente sinestesiche (ad ogni composizione qui è affidata la rappresentazione di un colore) – orchestrazioni splendidamente immaginate per questo nuovo lavoro del terzetto. 

Un album di pregevole fattura con il quale la Michisanti prosegue brillantemente la sua accattivante e sperimentale ricerca musicale, dedita a una sorta di nuova declinazione del cosiddetto concetto di third stream, storica commistione tra approccio classico, accademico, euro colto, e gli stilemi felpati e dinoccolati del jazz, in un’illuminata fantasiosa alternanza, anche all’interno dello stesso brano, di predefinite coordinate compositive e momenti invece di imprevedibile ed impertinente improvvisazione, all’occorrenza anche swingante o più idiomaticamente jazzistica ("Aka", "Amarillo", "Orange").  

Una registrazione nella quale echi di Tin Pan Alley e moderno neoclassicismo europeo (si ascolti solo che l’iniziale e suggestiva "Qualb - Il verde"), associati a calibrati ed eleganti intarsi dall’intimo carattere contrappuntistico (potremmo dire giuffreiani – si ascolti la forbita "Weiss"), convivono con più evidenti e connaturate cadenze jazzistiche, spesso sfocianti in una più indisciplinata e divergente estemporaneità, soprattutto quando svincolata da idee tematiche di partenza o come nella programmatica ed avanguardistica suite conclusiva ("Improvisation des couleurs") espressione di una vera e propria intrigante libertà “movimentista”. 

A dare maggiore lustro all’intera operazione ci pensa, come già accennato, l’affiatata interazione tra i tre, che sembrano davvero intendersi alla perfezione, in un continuo, vivace ed eclettico avvicendamento di ruoli e responsabilità, con il contrabbasso della Michisanti (chambersiano e al contempo mingusiano) a far sì da centro di gravità, ma anche da primus inter pares. Complimenti. 

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