La musica di Brahms per una moderna lezione europea

A Milano successo per l’ottima Orchestra del Teatro Regio di Torino guidata da Marin Alsop

Marin Alsop e l'Orchestra del Teatro Regio di Torino
Marin Alsop e l'Orchestra del Teatro Regio di Torino
Recensione
classica
Teatro dal Verme, Milano
Marin Alsop e l'Orchestra del Teatro Regio di Torino
10 Settembre 2019

Presentando il concerto, intitolato Mitteleuropa e interamente dedicato a Brahms, Nicola Campogrande, direttore artistico di MiTo, ha ricordato la lezione tutta ‘europea’ che l’esperienza di questo musicista consegna ancora all’ascoltatore moderno: dalle Danze ungheresi – frutto dell’attenzione per melodie di un popolo diverso da quello tedesco – alle Variazioni su un tema di Haydn – omaggio a una tradizione sinfonica che ha il proprio capostipite in un musicista austriaco, dunque straniero. Senza trascurare la lunga gestazione che precede la composizione della sua prima Sinfonia, segno della cautela che Brahms aveva di confrontarsi con i suoi predecessori, un gesto di profondo rispetto della storia. E la musica stessa è stata quanto di più stimolante per riflettere su questi concetti, a cominciare dalla sgargiante apertura – con tre delle ventuno celebri Danze ungheresi – che Marin Alsop ha voluto concedere al pubblico presente al Teatro dal Verme. Brani proposti con estrema padronanza, mostrata nei confronti non solo della ricca orchestrazione brahmsiana, ma soprattutto della gestione del tempo, elegantemente sostenuto ove le esigenze della danza lo richiedevano. Subito è apparsa chiara la sintonia con cui la Alsop riusciva a guidare un’orchestra di tutto rispetto, per nulla intimorita dall’acustica un po’ asciutta del teatro, grazie alla quale peraltro è stato possibile percepire ogni minimo particolare presente nelle partiture del musicista tedesco. Grande slancio anche nelle Variazioni op. 56a, in cui la direttrice statunitense ha puntato su un’esecuzione particolarmente vivace dal punto di vista dell’andamento, pur senza mai penalizzare la chiarezza dei dettagli e la cifra espressiva. Infine quel grande affresco rappresentato dalla Quarta Sinfonia, generosamente consegnata in tutta la sua complessità e solennità al pubblico milanese, riuscendone a toccare le corde più profonde: dall’intensa esecuzione del secondo movimento, un Andante moderato reso in tutta la sua nobile espressività, fino al senso di maestosità trasmesso dalla Passacaglia finale, con cui Brahms conclude il proprio lavoro di sinfonista ricollegandosi al passato musicale più antico.
Al termine del concerto, la Alsop ha infine risposto ai ripetuti applausi proponendo nuovamente la famosa Danza ungherese n. 5, un bis che ha idealmente chiuso il cerchio di una serata particolarmente apprezzabile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista 

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo