Coscia-Trovesi: la musica di Umberto Eco

In La misteriosa musica della Regina Loana (ECM) Gianni Coscia e Gianluigi Trovesi ripercorrono le tracce sonore del romanzo dell'amico Umberto Eco

Coscia-Trovesi - La misteriosa musica della regina Loana
Disco
jazz
Gianluigi Trovesi e Gianni Coscia
La misteriosa musica della Regina Loana
ECM
2019

Tra (buona) musica e (buona) letteratura vige un legame di affascinamento reciproco. Sono due amanti pudichi e a volte improvvisamente sfrontati che si negano e si cercano, s’incrociano e si lasciano andare, poi, a travolgenti abbandoni. Non di rado chi ha avuto in sorte di saper maneggiare le parole facendo della propria esperienza una gioia collettiva è anche un buon conoscitore delle note, e viceversa: testi memorabili sono scaturiti da persone che in genere tenevano in mano un archetto, imbracciavano un legno, un ottone, sfioravano tasti bianchi e neri. Umberto Eco era un gran conoscitore musicale, leggeva bene la musica, suonava con gusto il flauto dolce, aveva una passione speciale per i clarinettisti. 

Per la sua generazione era un amore ben più che legittimo: quasi la metà dei nomi d’oro del jazz che erano nonostante tutto filtrati anche nell’Italietta fascista che si voleva addomesticare alle “virili” marcette militari erano clarinettisti. A partire da Benny Goodman, che per i seguaci del Mascellone aveva pure lo stigma d’essere ebreo. Eco ha lasciato traccia dei suoi amori musicali in tanti passi della sua opera sterminata, equamente divisa tra saggi vertiginosi alla ricerca delle leggi che governano il narrare e i rapporti tra gli uomini, e opere di narrativa che hanno non poco contribuito a rivalutare le sorti del romanzo storico, caduto in profonda disgrazia nell’Italia letteraria che precedette il Nome della rosa

Se però si vuol fare davvero incetta proficua delle passioni musicali di Umberto Eco, il viatico migliore sta in un romanzo tanto bello quanto poco considerato, forse perché lì non si pongono sfide raziocinanti e labirinti logici, ma si indaga puramente e semplicemente sul peso della memoria. Smarrita, ritrovata pezzo su pezzo, ripresa e sfilacciata nuovamente. Contraddittoria e tenace. Il libro è naturalmente La misteriosa fiamma della regina Loana, del 2004, storia di un percorso di un uomo che ha perso la memoria nella soffitta dei ricordi di una casa nella campagna piemontese, dove la stratificazione di oggetti di una soffitta può essere innesco dei ricordi, per chi non ricorda quasi più nulla.

Ritrovare la memoria è ritrovare anche la memoria della propria identità musicale. E così nelle pagine del “romanzo illustrato” di Eco, dove per la prima volta la suggestione delle parole si accompagna a quella dei reperti iconografici di un’epoca che non c’è più e a un richiamo, a volte diretto, altre indiretto, al soundscape che avvolgeva il giovane protagonista.

Gianni Coscia, fisarmonicista eccelso, di Eco è stato amico per una vita. E da quasi una vita ha stretto un sodalizio solido e visionario al contempo con un altro musicista dal medesimo sentire, il clarinettista e sassofonista Gianluigi Trovesi. Insieme hanno omaggiato l’"uomo che sapeva tutto" ma, soprattutto, l’amico, cucendo in una suite i lacerti sonori che affiorano come relitti alla deriva della memoria nella Misteriosa Fiamma.

Così qui troverete cuciti in suite "Basin Street Blues" e "Pippo non lo sa", "As Time Goes By" e "Fischia il vento", "Gragnola", che è anche un po’ "Bella ciao", e "L’inno dei sommergibilisti" (che giù fu recuperato, straniandolo, dal grande Dino Betti Van Der Noot). Si chiude con passo lieve e danzante con la "Moonlight Serenade".

Dalle nuvole, Umberto Eco approva e inclina la testa, come a dire: ben fatto, ragazzi. Era proprio così.

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