Fairuz da riscoprire
La diva della canzone libanese Fairuz in una bella ristampa WeWantSounds
Anche se probabilmente a molti risulterà oggi semi-sconosciuto, quello della libanese Fairuz è un nome di culto della scena musicale mediorientale del Novecento, un nome paragonabile per popolarità a quello dell’egiziana Umm Kulthum.
La sua relazione (sentimentale e professionale) con Assi Rahbani dei Rahbani Brothers l’aveva proiettata rapidamente, durante gli anni Sessanta, verso un ampio riconoscimento internazionale, culminato nel 1971 con il concerto alla Carnegie Hall, nonché a vederla protagonista di musical e programmi televisivi seguitissimi.
Un’emorragia cerebrale improvvisa mette praticamente fine alla carriera di Assi, ma il figlio della coppia, Ziad Rahbani (figura anche questa di centrale importanza nella vita culturale libanese), prende in mano la situazione e a poco più di vent’anni produce nel 1978 il primo disco per la madre, un lavoro intitolato Wahdon, che significa “sola”.
Disco emblematico nel passaggio da sonorità tradizionali a un sound più contemporaneo, fortemente tinto di sfumature funk e disco, Wahdon viene ora ristampato dalla WeWantSounds e non lascerà delusi quanti amano questi mondi espressivi.
Wewantsounds, il piacere della riscoperta
Se infatti l’iniziale "Habaitak Ta Neseet Al Naoum" ("ti ho amato così tanto da scordarmi di dormire”, che titolo fantastico!), la ipnotica “Baatilak” e la sognante "Ana Indi Haneen", con i loro archi e le percussioni, sembrano richiamare agli anni d’oro della canzone mediorientale, le ultime due tracce del disco, “Al Bosta” e “Wahdon”, aprono scenari groovy decisamente più urbani e occidentali.
“Al Bosta” racconta un viaggio in un bus rovente, insieme all’amato, il tutto con un bel mood disco-funk che non ha lasciato indifferenti i diggers (è stato campionato ad esempio dal rapper francese Abd al Malik), mentre la title-track è un ballatone arioso di jazz che consente a Fairuz di mettere in campo tutte le sfumature della fantastica voce.
La collaborazione con il figlio Ziad proseguirà negli anni successivi e lo stesso Ziad nel 1978 produrrà Abu Ali, un 12” di pura delizia lebanon-disco, anch’esso recentemente ristampato da WeWantSounds.
Da riscoprire!