Un Falstaff sottile sottile
Madrid: regia di Pelly, protagonista de Candia
Molto riuscita la nuova produzione del Falstaff di Verdi che ha appena debuttato al Teatro Real di Madrid. Coprodotto con i teatri di Bordeaux, Tokyo e Bruxelles, l’allestimento con la regia di Laurent Pelly è stato diretto a Madrid da Daniele Rustioni ed ha avuto Roberto de Candia come protagonista, originariamente previsto nel secondo cast, ma passato al primo in seguito al forfait di Nicola Alaimo.
Tra i pregi dello spettacolo c’è senz’altro la millimetrica precisione con cui la regia di Pelly calza sulla mercuriale partitura verdiana, di cui riesce a mettere in risalto le minime inflessioni e seguire il ritmo quasi cinematografico con cui i vari momenti si susseguono senza che uno stato emotivo abbia il tempo di assestarsi e prevalere. Particolarità, quest’ultima, da cui deriva il senso di ironico distacco che pervade da cima a fondo l’opera, e che il taglio parodistico e leggero voluto da Pelly ha pienamente centrato. Altro pregio è stata la perfetta sintonia tra quest’impostazione registica e la direzione di Rustioni, molto scorrevole e tendente all’obbiettività, a tratti persino analitica, come a voler far risaltare certe arditezze di strumentazione e certi procedimenti armonici già novecenteschi. Forse certi stacchi piuttosto veloci hanno potuto mettere in difficoltà i cantanti, in particolare nei temibili concertati in finale d’atto, ma nel complesso la tenuta dello spettacolo è stata ottima e nella recita cui si è potuto assistere, una delle ultime, non c’era più alcuna traccia di quelle incertezze negli incastri che ancora alla prova generale si potevano percepire.
De Candia ha fatto egregiamente la sua parte e ha dominato la scena, impersonando un Falstaff un po’ burbero e molto sanguigno. L’apice della serata è stata la sua scena con Ford, Simone Piazzola, nel duetto del second’atto. La voce di quest’ultimo, che ricordavamo grande e dal timbro caldo, è parsa un po’ in difficoltà, come se non riuscisse a sfogarsi nel continuo declamato che la sua parte prevede, al contrario di quella di de Candia che invece passava benissimo e non faceva perdere nemmeno una parola. In ogni caso, entrambi bravissimi attori, hanno dato vita, con la collaborazione di direttore e regista, a momenti di autentico teatro musicale. Simile il discorso per Daniela Barcellona, la cui voce è apparsa però un po’ in sordina, forse anche per via della caratterizzazione scelta per il suo personaggio: una Quickly mezzo nevrotica che si scola due bicchieri di liquore prima di parlare con Falstaff e che canta spesso a bocca stretta, come una borghese un po’ tirata. Purtroppo è mancata la componente amorosa della giovane coppia Fenton-Nannetta, a causa della modestia degli interpreti: limitato vocalmente Joel Prieto e poco poetica Ruth Iniesta. Infine, l’Alice di Rebecca Evans, pur corretta, avrebbe beneficiato di una pronuncia più incisiva.
Tutti comunque hanno impersonato in modo credibile la loro parte (impagabili il Bardolfo di Mikeldi Atxalandabaso e il Pistola di Valeriano Lanchas) e hanno contribuito al successo di un bello spettacolo salutato da lunghi e calorosi applausi da parte del pubblico.
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