Le città della musica per l'Acoustic Night 2019
Edizione numero 19 a Genova per il format di Beppe Gambetta, che celebra Genova, Nashville, Boston, New York...
La diciannovesima edizione della Acoustic Night ideata da Beppe Gambetta, chitarrista genovese “plettro in fuga” in New Jersey – una base tranquilla da seicento anime – ha come di consueto, occupato quattro serate consecutive.
Sempre un bel segnale: una nicchia allargata di pubblico che sa, ogni anno, di andare a incontrare qualità accorta nelle scelte artistiche, e comunicativa reale garantita da un gentile e navigato uomo di spettacolo come Gambetta.
Quest’anno le facce erano un po’ più serie: la ferita del ponte Morandi è ancora aperta, i genovesi tengono duro senza troppa retorica, ma i conti e la tranquillità stentano a tornare. Per questo Gambetta, che crea sempre edizioni tematiche, ha voluto dedicare questa edizione a ridosso del ventennale alle “Città della musica”, lasciando per sé il legittimo ruolo di testimone della città della Lanterna, alla violinista e vocalist di evidenti origini italiane Laura Cortese di rappresentare la colta Boston, al virtuoso multistrumentista Tom O’Brien (accompagnato dalla moglie, notevole vocalist) il compito di rappresentare Nashville, e al colto cantautore e musicista a tutto tondo Jefferson Hamer di portare un po’ d’aria di New York.
Gambetta è un ospite perfetto, notoriamente, e legittimato anche, ora, dal fatto di essere stato nominato dal Comune “Ambasciatore di Genova nel mondo”. Riconoscimento ben meritato e ineccepibile, per chi ha macinato milioni di chilometri. Dunque a ogni musicista il compito di portare un brano iconico della propria città, con interventi aperti e diretti di tutti gli altri.
Ogni Acoustic Night, notoriamente, affianca al consueto spolvero di abilità strumentali e vocali spesso trascendentali anche sapide rivisitazioni di classici italiani in chiave “new acoustic”, su proposta di Beppe, che riesce a far cantare anche le aste del microfono: stavolta è toccato a “La musica che gira intorno” di Fossati, e a una versione decisamente struggente di “Vedrai vedrai”, dal canzoniere infinito di Luigi Tenco. Tra i brani “iconici” delle città a stelle e strisce, da ricordare almeno la perfetta “Folsom Prison Blues” di Cash proposta da Tim O’Brien, in smagliante forma vocale, anche, e una “The Boxer” affrontata con grazia asciutta e senza fronzoli da Hamer, col risultato di farla brillare di più. Più che una “acoustic night”, ormai è un’accademia dell’eccellenza.
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