Ottolini suona le conchiglie

Sea Shell - Musica per conchiglie di Mauro Ottolini è un disco "ecosostenibile", interamente arrangiato per conchiglie di vario tipo (e c'è anche Vinicio Capossela)

Sea Shell - Mauro Ottolini
Mauro Ottolini
Disco
jazz
Mauro Ottolini
Sea Shell. Musica per Conchiglie
Azzurra Music
2019

Il veneto Mauro Ottolini, istrionico trombonista, sousafonista, compositore, arrangiatore, personalità di spicco del panorama jazzistico italiano (che persino in un progetto così atipico non rinuncia ad omaggiare le musiche di Dizzy Gillespie e Duke Ellington), si segnala da tempo anche come abile e creativo suonatore di conchiglie, grazie all’apprendistato compiuto “alla corte” del trombonista americano Steve Turre, primo, nel mondo del jazz, ad aver svelato le magiche potenzialità sonore di queste misteriose strutture marine, direttamente provenienti dagli abissi del tempo geologico. 

Per poterle suonare, poterne plasmare e modulare il suono, Ottolini costruisce da sé l'imboccatura dei suoi strumenti/conchiglia, che recupera da tutto il mondo, e poi ingegnosamente ripara e riadatta. Una tecnica che richiede competenze musicali non indifferenti, visto che ognuna di queste straordinarie policrome sculture biologiche custodisce, a seconda delle caratteristiche morfologiche, proprietà soniche del tutto specifiche (da scoprire e sperimentare), e una meticolosa attenzione nella delicata fase del taglio e della preparazione all’uso. 

Questo suo ultimo suggestivo, “leggero” e giocoso Sea Shell - Musica per conchiglie, un album dal forte e lodevole intento ambientalista, realizzato anche con il contributo di Greenpeace e Legambiente, si compone di un cd e un cartoon: la storia di Hermit, un disorientato paguro, che non trova più una conchiglia dentro cui abitare, finendo per accontentarsi, dopo una faticosa ricerca nelle profondità oceaniche, compiuta insieme alla benevola Reina de las Conchas, interpretata dalla voce di Vanessa Tagliabue Yorke, di vivere all’interno di un triste tappo di plastica rosso. Nell’album fa la sua comparsa anche Rhys Waite, un predicatore/musicista aborigeno, suonatore di didjeridoo, nelle vesti di cerimoniere, di mistico sacerdote del mare. È un progetto che vuole presentarsi come una sorta di sentito atto di devozione verso il prezioso universo marino e i suoi fragili habitat, oggi sempre più in pericolo, a causa dello sconsiderato agire umano, con le acque dei mari a rischio di diventare a breve un’unica torbida ed inquinata palude, infestata da petrolio e plastiche (un destino esorcizzato nell’ellingtoniana "Black Tide", dal rivisitato jungle style).

Musica per Conchiglie è un’opera “evanescente” e concreta, realizzata senza usare strumenti musicali convenzionali, intessuta di suoni (poi lavorati anche artificialmente), stratificati o coralmente orchestrati (come nella splendida ouverture monkiano-bachiana "Coral Dirge"), ottenuti suonando esclusivamente conchiglie di ogni provenienza. 

Suoni che sono poi sapientemente mescolati o sovrapposti ai “rumori” del mare o della natura (fischiare del vento, frinire di cicale, “vociare” di balene); delle pietre sonanti, grazie alle competenze sciamaniche di Gavino Murgia, dello scultore sonoro sardo Pinuccio Sciola (pietre che, come le conchiglie, hanno voci ben distinte); di detriti marini calpestati, magari raccolti dal fidato Maurilio Balzanelli, percussionista, virtuoso di strumenti ad acqua, ricercatore di suoni; degli strumenti artigianali o di recupero dei sardi Mondo Usai e ancora Gavino Murgia (alias Bainzu, qui impegnato anche in un breve canto armonico); e magari di quelli ricavati dal percuotere di lattine abbandonate o di svariati materiali plastici raccolti sulla spiaggia, o ancora di giocattoli dismessi, rigenerati in chiave sonora da Vincenzo Vasi, assoluto protagonista nell’angosciosa rievocazione elettronica del disastro della piattaforma petrolifera BP Deepwater Horizon, avvenuto una decina d’anni fa nelle acque del Golfo del Messico ("Deep Water Horizon"). 

Sea Shell è infine impreziosito dalla partecipazione del cantautore e affabulatore corsaro Vinicio Capossela, che ha reinterpretato per l’occasione, grazie a un nuovo arrangiamento per conchiglie e percussioni, la sua sorniona "La Madonna delle Conchiglie", alla quale, nell’album Marinai Profeti e Balene, Ottolini aveva già contribuito; ed è chiuso da un luminoso coro di voci bianche, multietnico e tutto al femminile, Le Zucchine, diretto armoniosamente da Vanessa Tagliabue Yorke, che in un aereo ed energico crescendo finale, dalla contenuta rabbia quasi floydiana, sollecita a finirla con tutti i nostri nocivi comportamenti ("What Can I Do For Mother Heart"). 

La voce, anche quella evocativa e flautata delle conchiglie, a cui Ottolini riesce a conferire una vera e propria anima, dalla valenza quasi testimoniale, è una delle impronte possibili dell'invisibile, rifletteva di recente, in modo decisamente poetico, la vocalist Saba Anglana; la sostanza che ha preso forma dall'incontro miracoloso tra la materia e lo spirito; l’orma che rimane di un'essenza che poi migra, proprio come migrano e si mescolano, magari attraverso le movimentate acque degli oceani, le musiche del mondo; musiche, che qui, in un ideale collegamento tra la Sardegna e il Golfo del Messico, l’Australia e il Mediterraneo, sanno spaziare da tribali poliritmie a echi jazzistici e cameristici, dalle danze latinoamericane alla canzone d’autore, da ipnotiche digressioni elettroniche a più ataviche e ancestrali profondità. Pregevole.

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