Impressioni di Sergente: i Beatles in jazz
A Day In The Life: Impressions of Pepper è l'antologia Impulse! dedicata al disco più celebre dei Beatles, con Antonio Sanchez, Mary Halvorson, Shabaka Hutchings...
Alle 10 di mattina di un caldo e afoso 12 agosto del 1958, un giovane sconosciuto fotografo, corrispondente al nome di Art Kane, che proprio in quel periodo stava cominciando a farsi le ossa come occasionale collaboratore della nota rivista Esquire, trovò il modo di riunire per un solo immaginifico ed eterno istante, il tempo esatto di un breve scatto – effettuato per strada, con tutti i suoi protagonisti disposti a mo’ di squadra sui gradini di uno dei tipici edifici in mattoni del quartiere nero di Harlem – ben 57 fra i più grandi musicisti jazz del Novecento, che lì si erano riuniti (una circostanza del tutto eccezionale, visti gli impegni di ognuno e le tante “notti brave”) quasi per un bisogno di ritrovarsi, di sentirsi parte di un qualcosa che andasse oltre le loro singole (forse sperse) individualità.
Quella celebre istantanea in bianco e nero (vero e proprio piccolo grande evento), straordinario documento di un eccezionale momento nella storia delle arti, della creatività in generale e delle musiche in particolare, passò alla storia con il nome di “A Great Day In Harlem”, l’immagine profonda ed estemporanea di un forse irripetibile ed immaginifico stato dell’arte.
Tra gli immortalati in aeternum vi figurarono musicisti appartenenti ad ogni epoca e stile della febbrile, rutilante e resiliente storia del jazz, tra i quali Count Basie, Lester Young, Coleman Hawkins, Dizzy Gillespie, Roy Eldridge, Art Blakey, Jimmy Rushing, Sonny Rollins, Mary Lou Williams, Thelonious Monk, Gerry Mulligan, Pee Wee Russell, Gene Krupa, Henry Red Allen, Oscar Pettiford e davvero molti altri.
Con il pensiero rivolto a quella foto e al suo testimoniale spirito, questa smagliante, pirotecnica, ispirata e sorprendente antologia (pubblicata dalla rediviva Impulse! lo scorso dicembre), celebra il fondamentale masterpiece beatlesiano Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, che ha da poco compiuto i suoi primi cinquant’anni. A Day In The Life – questo il titolo – intende presentarsi anche come una sorta di nuova sonora fotografia di gruppo, capace di mettere in luce (con un solo colpo di flash) i tanti nuovi talenti che in questo nostro presente stanno cercando di traghettare, non senza difficoltà, il jazz verso ulteriori e magnifiche sorti progressive. A ciascuno dei musicisti è stato chiesto di confrontarsi con un brano dello storico album dei fab four. Si tratta di un'operazione fortemente voluta da Danny Bennett, figlio del celebre Tony e attuale presidente del Verve Label Group, fin da bambino grande appassionato di Beatles (il manager del padre, Sid Bernstein, fu d'altronde tra i principali responsabili della cosiddetta British Invasion negli Stati Uniti).
Ed ecco allora le partecipazioni del percussionista messicano americano Antonio Sanchez, star dell’italiana CAM Jazz; della chitarrista Mary Halvorson, con la sua svisata e scanzonata cover di "With a Little Help From My Friend"; del pianista Sullivan Fortner, alle prese con una divertita riproposizione in piano solo, dall’incedere anche classico (garneriano), a passo di habanera però, della sorniona "When I’m Sixty-Four" (guarda caso, l’età di Danny Bennett); del trombettista lirico Keyon Harrold (superba la sua interpretazione della malinconica "She’s Leaving Home"); del sassofonista caraibico britannico Shabaka Hutchings; dei newyorkesi Onyx Collective, ad eseguire una più calligrafica, nonostante i molti effetti, sempre meditativa, "Within You Without You"; dei chicagoani JuJu Exchange e Makaya McCraven; dei londinesi Wildflower; del tastierista losangelino Cameron Graves, sprofondato in una martellante, quasi pulleniana, e al contempo sognante, riproposizione in piano solo di "Fixing a Hole"; del bassista Miles Mosley, proprio come Graves collaboratore (tra le molte cose) di Kamasi Washington, e qui dedito alla realizzazione di una versione in chiave heavy rock di "Lovely Rita"; dell’ammaliante arpista newyorkese Brandee Younger, nota per i suoi lavori con Ravi Coltrane (ma non solo), e in quest’occasione impegnata con una lieve, incantevole, eterea, orchestrale, "Being For The Benefit Of Mr. Kite!", la cui nuova veste, siamo certi, non dispiacerebbe ad una Nicole Mitchell; e di altri ancora.
Un’ulteriore prova di quanto, a distanza ormai di oltre mezzo secolo, Sgt. Pepper rappresenti ancora un esempio imprescindibile, un punto di riferimento fondamentale, per chiunque voglia continuare ad innovare in ambito musicale, tanto più (e certo non a caso) se jazzistico. Da non perdere.