La prima italiana dell’Histoire du soldat omaggia Pasolini

Il Teatro Verdi di Pordenone propone la fiaba musicale di Stravinsky in prima italiana e l’adattamento cinematografico del regista friulano

L'Histoire du soldat
L' Histoire du soldat
Recensione
classica
Teatro Verdi di Pordenone
L' Histoire du soldat
02 Novembre 2018

Da qualche anno a questa parte, per il Teatro Verdi di Pordenone il giorno della morte di Pier Paolo Pasolini non è soltanto motivo di celebrazione, bensì di nuove progettualità. In occasione dei cento anni dalla composizione dell’Histoire du soldat di Stravinsky, a Roberto Calabretto viene così affidato il compito di approfondire e raccogliere in un interessante volume, pubblicato per ETS, le vicende che hanno accompagnato l’adattamento della favola musicata dal compositore russo per il grande schermo. Un percorso apparentemente interrotto con l’improvvisa morte dell’intellettuale friulano, che troverà il suo seguito vent’anni più tardi in una realizzazione teatrale.

L’inspiegabile silenzio che ha accompagnato per un secolo la realizzazione della favola musicale in Italia, viene finalmente spezzato con la messinscena del Teatro Verdi, qui affidata a un cast tutto friulano a partire dalla presenza dell’Ensemble Zipangu diretto da Fabio Sperandio. Dal libero adattamento del testo operato del regista Gianni Farina, la vicenda trova il suo scenario ideale “tra Casarsa e il Tagliamento” così come evocato dalla voce narrante, mentre sullo sfondo le proiezioni video di Davide Maldi e Micol Roubini si uniscono in contrappunto riprendendo i luoghi evocati. Le inquadrature nette, utili a evidenziare lo stato d’animo dell’ignaro soldato, succube delle spietate congetture del diavolo, vogliono essere invece un personale omaggio al cinema di Pasolini.

Sin troppo prudente, probabilmente per evitare il rischio di alterare l’equilibrio delle forze richiamate sulla scena, l’esecuzione musicale ha ammorbidito il guizzo estemporaneo di certi passaggi connessi alla narrazione. Tuttavia, ciò non ha intaccato il coraggio dell’ambiziosa operazione che, secondo quanto concepito dallo stesso Stravinsky, ritroverà il suo spirito itinerante raggiungendo diversi palcoscenici italiani.


 

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