Alla Sapienza “Le Stagioni” di Haydn con strumenti originali
Marcus Creed dirige l’Orchestra fondata da Frans Brüggen e conquista il pubblico romano
Non è affatto frequente poter ascoltare a Roma – probabilmente anche nell’intero Paese – un capolavoro come Die Jahreszeiten (Le Stagioni) di Haydn. Un plauso dunque alla scelta dell’Istituzione Universitaria dei Concerti di inaugurare con questo oratorio il ciclo pomeridiano del sabato nella stagione 2018-19 (l’altro ciclo, quello del martedì sera, è stato inaugurato pochi giorni fa con l’esibizione del prestigioso Wiener Concert-Verein). Anche perché con Le Stagioni, scritte subito dopo il grande successo ottenuto dall’altro monumentale oratorioDie Schöpfung (La Creazione) e presentato al pubblico nel 1801, Haydn volle nuovamente lasciare un segno alla posterità attraverso un lavoro – potremmo definirlo della maturità ma il musicista, ormai alle soglie dei settant’anni, aveva addirittura raggiunto un’età che per quell’epoca era più che considerevole – nel quale confluiva non solo la sua lunga esperienza di compositore, ma anche tutta la tradizione barocca nel settore della musica sacra. A Londra infatti egli aveva potuto ascoltare i grandi oratori di Händel,The Messiahera ancora in grado di galvanizzare il pubblico inglese e questo lo indusse a riprendere diversi elementi di uno stile che in ultimo aveva vari punti di contatto pure con le Passioni di Bach. Ecco dunque il recupero del contrappunto, l’accurata alternanza tra recitativo secco e accompagnato, l’uso di uno strumento obbligato (specie l’oboe) in alcune arie, caratteristiche stilistiche generalmente non più presenti nella musica di fine ‘700. Ma Haydn, nell’oratorio dedicato allo scorrere del tempo attraverso l’alternanza delle stagioni, dedica la propria attenzione anche all’aspetto folklorico, presente in diversi temi e ritmi popolari, sviluppando al contempo atmosfere bucoliche e naturali, portandosi dunque all’interno di un mondo espressivo che sarà proprio del movimento romantico. Il tutto evidentemente sotto la supervisione di una sapienza compositiva raggiunta grazie ai lunghi anni di attività, prima come musicista di corte e infine come libero artista a Londra e a Vienna.
Di grande spessore l’interpretazione offerta da Marcus Creed alla guida dell’Orchestra del XVIII Secolo e della Cappella Amsterdan, due formazioni perfettamente dimensionate per l’acustica dell’Aula Magna dell’Università La Sapienza. Ne è risultata un’esecuzione coerente con la visione storicamente informata che il compianto Frans Brüggen ha sempre perseguito da quando fondò l’Orchestra nel 1981, sempre notevole per chiarezza e precisione, ma soprattutto capace di restituire la grandiosità dell’affresco disegnato dal musicista. Non solo, ma proprio grazie agli strumenti d’epoca, all’ascoltatore è stata costantemente data la possibilità di cogliere tutte le suggestioni, i particolari, le sfumature della partitura, come se oltre a contemplare il quadro complessivo vi fosse l’opportunità di avvicinarsi per vedere ingranditi i dettagli: dal pizzicato con cui la musica è sembrata rarefarsi descrivendo la natura che si ferma nella massima calura estiva, al clima cupo con cui veniva raffigurato il viandante affaticato dalla strada percorsa e dal gelo invernale.
Cast vocale di livello eccellente e impegnato in una interpretazione di intensa espressività, col soprano Ilse Eerens – particolarmente apprezzato dal pubblico – nel ruolo di Hanne e il tenore Marcel Beekman in quello di Lucas, nonché l’ottimo basso-baritono André Morsch in quello di Simone. Quasi due ore e mezzo di musica, un impegno d’ascolto significativo ma ampiamente ripagato in termini di bellezza sia dalla musica che dagli esecutori.
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