Riscoperte dal catalogo MPS

La label tedesca ripropone il disco di Joanne Grauer Introducing Lorraine Feathers, con la raccomandazione di Gilles Peterson

Joanne Grauer Introducing Lorraine Feathers
Disco
jazz
Joanne Grauer
Joanne Grauer Introducing Lorraine Feathers
MPS
2018

Ottimo lavoro di “re-branding”, quello operato dall’etichetta MPS, storica label jazz tedesca, che da qualche anno sta costruendo un interessante percorso promozionale per le ristampe del proprio vastissimo catalogo.

Tra remix (l’ultimo in ordine di tempo, Cosmic Sounds,  affidato a Nicola Conte) e belle edizioni in vinile, cavalcando l’onda del revival di certe sonorità anni Settanta – il catalogo MPS è sempre stato una miniera per DJ e produttori di ogni angolo del globo – l’etichetta della Foresta Nera ha certamente capito come svecchiare le proprie dispense, facendo conoscere o riscoprire agli ascoltatori gemme più o meno nascoste.

Nell’ambito della serie “Ambassadors for MPS”, che utilizza alcuni riconosciuti influencer nella scelta del loro disco “preferito”, esce ad esempio in queste settimane la ristampa in vinile di Joanne Grauer Introducing Lorraine Feathers, frizzante lavoro del 1978.

A sceglierlo è nientemeno che il guru della fighezza black&jazz inglese, Gilles Peterson (la persona in grado di comunicarvi quanto sono imperdibili alcuni dischi che se però ve lo avesse detto l’attempato critico di una rivista jazz avreste detto “uuu che nerd!”, per intenderci), che racconta nelle liner notes quanto questo lavoro della pianista e tastierista tedesca lo abbia colpito quando era poco più che ventenne.

Non è difficile capire perché il disco della Grauer possa avere impressionato Peterson: il mood  è quello tipico della seconda metà del decennio, con un pianismo cristallino e muscolare, l’utilizzo anche dello strumento elettrico, la presenza di alcune tracce vocali (cantate da Lorraine Feathers, figlia dello storico Leonard), la varietà ritmica che spazia dal funk al jazz-samba, passando per atmosfere più lounge. Non manca anche il tocco grafico, con la bocca con i denti a pianoforte in copertina.

Tra i musicisti coinvolti ci sono Ernie Watts al sax tenore e Paulinho Da Costa alle percussioni, alcuni pezzi sembrano nati per essere campionati o usati in DJ set hipster (“See You Later” è un po’ la mamma di ogni pezzo nu-jazz; il lungo, conclusivo “Frog Child” un vero colpo basso…) e alla fine il disco – che pure non è un capolavoro – si fa più che apprezzare! Bravi MPS!

Con un sospiro… pensando a che miniera d’oro sono anche i cataloghi di molte etichette italiane del periodo (la “irristampabile” Horo, la prima Red, ma anche la BlackSaint/Soul Note i cui dischi sono sempre presenti sul mercato, ma riproposti sempre piuttosto al di fuori di strategie accattivanti) e quanto sarebbe interessante vedere anche dalle nostre parti una simile operazione in grado di allargare (o perlomeno tentare di farlo) la comunità di ascoltatori di quelle musiche bellissime.

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