Uno Spontini ritrovato a Jesi
Al Festival Pergolesi Spontini Le metamorfosi di Pasquale, opera giovanile di Spontini
Nel giorno di San Settimio, patrono della città, a Jesi hanno ripreso vita le note dimenticate di Le metamorfosi di Pasquale, o sia Tutto è illusione nel mondo, una delle opere perdute di Gaspare Spontini il cui autografo, perfettamente conservato, è stato ritrovato due anni fa nella biblioteca del castello di Ursel, ad Hingene, nelle Fiandre. Il manoscritto è stato rinvenuto insieme a quelli di altre due opere buffe, Il quadro parlante e Il geloso e l’audace, e alla cantata L’eccelsa gara. Questi importanti ritrovamenti stanno riportando luce sull’oscuro periodo giovanile del compositore e stanno infoltendo il gruppo di partiture che la Fondazione Pergolesi Spontini ha studiato, revisionato, pubblicato e messo in scena in questi ultimi anni: La fuga in maschera, rinvenuta presso un antiquario inglese una decina di anni fa, Li puntigli delle donne, L’eroismo ridicolo, Li finti filosofi, Milton.
Le metamorfosi, farsa in un atto andata in scena la prima volta nel 1802 al San Moisè di Venezia, è l’ultima opera composta da Spontini per i teatri italiani e risente ancora dei modelli compositivi tardo settecenteschi della scuola napoletana; la folgorante carriera europea che egli avrebbe intrapreso di lì a breve sarebbe poi sfociata in profondi mutamenti di stile e di gusto. Il manoscritto, come gli altri tre rilegato probabilmente dopo la morte dell’autore (visti gli errori nella successione dei fascicoli interni che si notano in alcuni casi) ha due lacune: non è presente la Sinfonia, e manca un fascicolo all’interno del finale. In compenso vi sono inseriti altri fascicoli che contengono abbozzi di alcune parti dell’opera, utilissimi per comprendere il percorso creativo di Spontini. Per la sezione mancante del Finale si è resa necessaria da parte di Federico Agostinelli, che ha curato la revisione della partitura, la ricostruzione ex novo delle battute mancanti, a partire da spunti melodici e modelli armonici tipici dello stile dell’autore. Per la Sinfonia invece si ritiene quasi certo che essa fosse quella composta per La fuga in maschera, che sappiamo essere riutilizzata da Spontini, con lievi modifiche dettate dagli organici orchestrali disponibili, ogni volta si trovasse a comporre una nuova opera per una nuova città. Prova ne è che nel Finale delle Metamorfosi ne vengono riprese integralmente alcune sezioni.
Il libretto è di Giuseppe Foppa, autore anche di alcune delle farse rossiniane, e ricalca sia nella struttura che nel carattere dei personaggi i modelli diffusi nei primi dell’Ottocento. Accanto ai tre concertati, collocati all’inizio, alla fine e nel momento di maggior confusione e sbalordimento, sono presenti due duetti e cinque arie, una per ciascuna delle parti principali. Se il ruolo del protagonista è quello a cui è dedicato il numero maggiore di brani (i due duetti e una cavatina, che ha singolari analogie con quella del Figaro rossiniano, pur se meno virtuosistica), è il personaggio di Lisetta quello vocalmente più rilevante, sia per qualità tecniche sia per presenza nella compagine vocale, essendole riservati lunghi ‘a solo’ nei pezzi di insieme. Lo stile di quest’opera, che ha tutti gli ingredienti dell’opera buffa del tempo (travestimenti, malintesi, raggiri, accanto ad amori contrastati e piccole vendette) si presenta più maturo rispetto alle opere subito precedenti, grazie all’uso di procedimenti armonici più originali e ad una più varia invenzione melodica.
L’allestimento, in coproduzione con il teatro La Fenice di Venezia, è stato curato per la regia da Bepi Morassi e per le scene e costumi dalla Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Protagonista della vicenda è Pasquale, di ritorno in città dopo lunga assenza, che viene "usato" da Frontino, servo del Marchese, per salvare il proprio padrone dalla giustizia (il marchese è infatti colpevole di aver sfidato a duello il suo rivale in amore). A Pasquale quindi, mentre è addormentato, vengono scambiati gli abiti con quelli del marchese. Su di lui poi si abbatterà la vendetta di Lisetta, un tempo sua fidanzata, poi abbandonata, e ora promessa sposa di Frontino. La vicenda si conclude con l’unione delle due coppie (Marchese-Costanza, Frontino-Lisetta) e con Pasquale che ne esce beffato ma rassegnato. La partitura presenta lunghi recitativi secchi (nell’autografo tutti di mano di Spontini), pregevoli arie e pezzi di insieme, i quali ultimi, soprattutto, hanno rimandato l’orecchio a quelli rossiniani di là da venire: non solo per l’impianto armonico, ma anche per l’intreccio polifonico delle voci, sebbene più timido e ritmicamente meno dirompente. Molto grazioso il duetto Lisetta-Pasquale, ingentilito dalle emersioni solistiche dei legni, e davvero notevole l’aria di Lisetta, interpretata con agilità e brillantezza da Carolina Lippo. Tra gli altri si sono evidenziati Baurzhan Anderzhanov, che è stato un Pasquale espressivo e divertente, e Davide Bartolucci, bella voce baritonale, in Frontino. Giuseppe Montesano ha diretto l’Orchestra Sinfonica Rossini.
Presenti allo spettacolo la proprietaria del manoscritto spontiniano, Duchessa Ursula D’Ursel, e rappresentanti della Provincia di Anversa e del Centro Studi per la Musica Fiamminga.
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