Il senso di Korngold per Shakespeare
Alla stagione estiva del Teatro Due di Parma Molto rumore per nulla con le musiche di scena del compositore di origine morave
Dopo l’esperienza del Sogno di una notte di mezza estate dello scorso anno, è stata rinnovata la collaborazione tra Teatro Due e Fondazione Arturo Toscanini all’insegna di Shakespeare attraverso questa produzione di Molto rumore per nulla, andata in scena nei giorni scorsi nell’ambito della stagione estiva ospitata all’Arena all’aperto che porta il nome del Bardo.
Se per il Sogno erano state impiegate le musiche di Mendelssohn, questa volta è stata rispolverata la partitura Musik zu Shakespeare’s "Viel Lärmen um Nichts" Op.11 di Erich Wolfgang Korngold, compositore nato in Moravia nel 1897, cresciuto dall'età di due anni a Vienna e infine naturalizzato statunitense nel 1943. Lo stesso musicista, raggiunta la soglia dei cinquant’anni, ha avuto modo di descrivere così il suo percorso artistico: «Dapprima fui un bimbo prodigio, “ein Wunderkind”, poi, sino a quando arrivò Hitler, un compositore di opere di successo in Europa, e infine un compositore di musica da film. Cinquant’anni sono troppi per un Wunderkind. Ed io penso che dovrò prendere una qualche decisione se non voglio restare un “Hollywood- Komponist” per tutta la vita».
Una vita, quella di Korngold, che si colloca significativamente a cavallo tra Otto e Novecento e tra Europa e Stati Uniti, caratteristiche che hanno inciso sulla peculiarità e sulla caratterizzazione della sua produzione musicale, orientata ad uno spiccato tardoromanticismo da un lato e, dall’altro, affermata in particolare nella creazione, appunto, di teatro musicale di musiche per film (con due premi Oscar all’attivo). Elementi che abbiamo ritrovato in maniera più o meno diretta tra le pieghe di una partitura nata nel 1918 da una commissione del Burgtheater di Vienna e qui restituita in una veste strumentale più nutrita rispetto all’organico originario ed eseguita da una rodata Filarmonica Toscanini guidata con gusto attento da Marco Seco.
Partendo dall’Ouverture e passando per i diversi numeri musicali che hanno intervallato l’azione scenica, la scrittura di Korngold si è confermata nel segno di una tradizione screziata di tanto in tanto da vivaci elementi di originalità, capace nel complesso di accompagnare ciò che accadeva sul palcoscenico attraverso una presenza discreta e funzionale. Un carattere che ha permesso di concentrare l’attenzione del pubblico sulle peripezie dei personaggi che abitano questa commedia, trasportata dalla direzione teatrale di Walter Le Moli in una fantasiosa Messina del 1945, con le bandiere e le coccarde americane che connotavano lo spazio scenico ideato da Tiziano Santi (costumi di Gianluca Falaschi e luci di Claudio Coloretti). Tra le divise dell’esercito americano guidato dal principe Don Pedro e gli habitué della casa del governatore Leonato, si è quindi dispiegata la sapida vicenda amorosa tra Beatrice e Benedetto, sfondo per gli ulteriori intrecci che hanno coinvolto gli altri protagonisti della storia, in un fluire narrativo reso efficace anche dall’accurata traduzione del testo ad opera di Luca Fontana.
Alla fine, tutti gli attori impegnati – Roberto Abbati, Cristina Cattellani, Laura Cleri, Gigi Dall’Aglio, Paola De Crescenzo, Davide Gagliardini, Francesco Gerardi, Nicola Nicchi, Luca Nucera, Maria Laura Palmeri, Massimiliano Sbarsi, Carlo Sella, Massimiliano Sozzi, Nanni Tormen, Marcello Vazzoler, Emanuele Vezzoli – hanno raccolto gli applausi del pubblico presente, che ha salutato con calore anche regista, direttore e compagine orchestrale.
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