Nel 1962 Alfred Deller, all’apice della sua carriera internazionale, creò dal nulla un piccolo festival che prese il nome del fiume che scorre nella valle tra Ashford e Canterbury, nella contea del Kent, la regione definita “il giardino dell’Inghilterra”.
Di anno in anno lo Stour Music Festival è cresciuto fino a stabilizzarsi attraverso una serie di concerti che si svolgono negli ultimi due fine settimana di giugno. Fino al 1974 la rassegna di musica antica si è svolta in località differenti della valle, mantenendo la sua dimensione a misura d’uomo consona alla musica eseguita nelle chiese e nelle dimore rurali, come il maniero di Olantigh, o in una sala del complesso della Cattedrale di Canterbury. Quando nel 1975 la direzione del Festival fu assunta dal figlio di Deller, Mark, si scelse di concentrare le attività soltanto nel luogo dal quale tutto era iniziato: la Chiesa di Ognissanti di Boughton Aluph. Era stato il pittore John Ward a far conoscere ad Alfred Deller la chiesa che ha ispirato la creazione del Festival. È lì che il controtenore ha registrato la maggior parte dei dischi pubblicati dalla Harmonia Mundi, ed è nel suo cortile che riposa dal 1979, l’anno della sua prematura morte.
Abbiamo chiesto a di Mark Deller di raccontarci una parte dei suoi ricordi legati a questa manifestazione che rappresenta qualcosa di particolare nel panorama dei festival britannici.
«Ho cominciato a cantare nel festival dal suo inizio e poi dopo tredici anni ne ho assunto la direzione. Il progetto è nato attorno all’idea di far risuonare la musica antica nei luoghi più idonei, in spazi piccoli e raccolti in un clima di intimità tra i musicisti e il pubblico. Quando Harnoncourt è venuto per la prima volta a suonare per noi, lo ha fatto in una casa davanti ad appena un centinaio di persone, ma con il passare del tempo è divenuto sempre più difficile sostenere economicamente i piccoli concerti diffusi nel territorio, anche perché in fin dei conti mi sembrava una scelta troppo elitaria».
«Così ho pensato che la chiesa più grande della valle dello Stour, che ha una splendida acustica fosse il posto ideale. Si tratta di un luogo molto interessante perché è immersa nel verde e attorno non vi sono costruzioni. La popolazione aveva abbandonato questa zona all’epoca della epidemia di peste del 1348. Quando l’abbiamo scoperta era quasi abbandonata e non era più utilizzata per le funzioni religiose, ma l’abbiamo riportata in vita, e in parte è anche grazie al Festival che è stata restaurata. Durante la seconda guerra mondiale una delle vetrate era stata danneggiata da una bomba incendiaria, e poi venne murata, ma nel 2003 per celebrare i quaranta anni del festival abbiamo commissionato una vetrata artistica in ricordo di mio padre. Oggi nella chiesa da maggio a ottobre si celebra la messa, ed è il cuore della nostra manifestazione. Attorno installiamo tendoni che servono anche per la ristorazione».
In tutti questi anni, oltre cinquanta, quali sono gli eventi che ricorda in modo particolare?
«Credo che i concerti di Nikolaus Harnoncourt e del Concentus Musicus di Vienna siano stati davvero memorabili. Vennero per la prima volta nel 1966, e tra le altre cose eseguirono il Messia di Händel utilizzando strumenti originali. All’epoca era molto raro che in concerto si usassero strumenti storici, e a dire il vero il Deller Consort li utilizzò per la prima volta in occasione della registrazione del King Arthur di Purcell nel 1977, proprio nella Chiesa di Boughton Aluph, dove poi abbiamo registrato gli altri dischi per la Harmonia Mundi».
«Il Concentus tornò nel 1969 e poi nel 1971, e di quell’anno ricordo in particolare il concerto eseguito nella Chapter House della Cattedrale di Canterbury, con Gustav Leonhardt, Frans Brueggen e David Munrow, nel corso del quale Alfred e io cantammo l’Ode sulla morte di Henry Purcell di John Blow. Tra i momenti più intensi dei miei ricordi c’è anche quello della esecuzione del Vespro della Beata Vergine di Monteverdi, nel 1976, nel quale mio padre cantava e io dirigevo».
«Più recentemente, nel 2012, per il cinquantesimo anniversario dello Stour Music Festival, che ha coinciso con il centenario della nascita di Alfred Deller, ho organizzato un concerto intitolato “Counter-Tenor Extravaganza” coinvolgendo per l’occasione otto controtenori, tra i quali Andreas Scholl, Iestyn Davies, Robin Blaze, Michael Chance, David James e altri. Come bis tutti e gli otto cantanti hanno preso parte alla esecuzione di “Sound the Trumpet” di Purcell, con le voci collocate in angoli diversi della chiesa che entravano in momenti differenti. È stato un evento unico e davvero memorabile!».
Sul sito del Festival, illustrando il programma lei ha scritto che uno dei suoi gruppi preferiti è The Gonzaga Band.
«Sì. È diretto da Jamie Savan, che credo sia uno dei migliori suonatori di cornetto che abbiamo in Inghilterra. Si tratta di uno strumento che mi è particolarmente caro perché la sua espressività è molto vicina a quella della voce umana».
Lo Stour Music Festival, che si svolgerà dal 22 al 24 giugno e dal 29 giugno al 1° luglio, sarà inaugurato dal concerto di Emma Kirkby accompagnata dal Chelys Consort of Viols e dal liutista James Akers, con un programma dedicato alla poetica della malinconia espressa dalle musiche di Dowland, Holborne, Wilbye ed altri autori. Nel cartellone risalta un masque del 1715 che viene eseguito raramente: Venus and Adonis di Johann Christoph Pepusch, interpretato da strumentisti e cantanti della Harmonious Society of Tickle-Fiddle Gentlemen, che è il nome di uno dei gruppi di musicisti che furono attivi nello storico teatro londinese di Drury Lane.
Se scorrendo la storia di questo Festival si ha l’impressione di una dimensione di familiare intimità tra i componenti della comunità di amanti della musica antica, questa è rafforzata non solo dalla prevalenza di programmi dedicati alla musica inglese – fa eccezione The Gonzaga Band che interpreterà musiche veneziane del Cinquecento – ma anche dalla presenza di ensemble che appartengono alla storia della Early Music britannica, come The English Consort, lo storico gruppo fondato da Trevor Pinnock ora diretto da Christopher Bucknall e The King’s Singers che celebra i suoi cinquant’anni di esistenza con nuovi cantanti, e che rappresenta il marchio di fabbrica vocale più famoso del Regno Unito.
Il Festival si concluderà con lo Stour Festival Choir and Orchestra che eseguirà la semi-opera King Arthur di Purcell diretta da Mark Deller, tra i cui interpreti figura un altro controtenore figlio d’arte, Alexander Chance, che ha seguito le orme di suo padre Michael. Questa compagine di coristi e strumentisti si riunisce ogni anno per l’occasione, e mentre i primi sono cantanti amatori che provengono da tutto il Kent, i secondi sono professionisti chiamati ad associarsi per celebrare una manifestazione che oggi esiste grazie a donazioni, sponsorizzazioni e ad un esercito di volontari, oltre settanta, che tengono vivo il progetto creato da Alfred Deller.