Ma che cosa c’entrano i Kraftwerk con Taranto? L’accostamento sulle prime appare incongruo, e quando nei visual dell’ormai ampiamente noto 3D concert compare la cartolina della città è difficile non sorridere. È una presenza attesa: in ogni nuova location è cura del gruppo tedesco personalizzare l’animazione di “Spacelab” con due scorci del luogo, a fare da sfondo allo sbarco di una buffa astronave aliena retrofuturistica – ma è comunque bizzarro vedere i Kraftwerk sovraimpressi al Monumento al Marinaio del lungomare, uno dei simboli della città dei due mari, progettato dallo scultore Vittorio Di Cobertaldo nel 1974 (l’anno in cui Hütter e Schneider scorrazzavano in Mercedes per le autostrade tedesche e pubblicavano Autobahn).
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È un’immagine pulita, da promozione turistica – ed è in fondo una rappresentazione di quello che il Medimex e Puglia Sounds hanno voluto fare lasciando Bari per Taranto: valorizzare un territorio che spesso rimane fuori dalle mappe del turismo pugliese; Taranto è una città bellissima, ricca di storia e di cose da vedere ma non è Bari, non è il Salento, non è Lecce, e si porta pure dietro un problematico e ingombrante immaginario industriale (che un giorno forse diventerà post-industriale ma non per questo sarà meno problematico e ingombrante, anzi). In fondo, la cartolina più adatta al concerto dei Kraftwerk è anche quella che tutti hanno in mente entrando in città, e che si intravede sullo sfondo, dietro i quattro tedeschi in tutina aderente: le luci del porto, le ciminiere dell’Ilva sinistramente affascinanti al tramonto.
Da quando è nato, in seno a Puglia Sounds nel 2011, il Medimex ha cambiato orientamento un paio di volte: da fiera di operatori della world music, sorta di versione adriatica del Womex, a rimasterizzazione più strutturata del MEI, fino a diventare quello che è oggi, un festival-fiera con una vocazione equamente divisa tra l’attrarre pubblico locale, il formare gli operatori italiani e pugliesi e il promuovere la regione, grazie ai molti ospiti di varia provenienza che accoglie. Per il 2018 al Medimex si potevano incontrare operatori europei interessati al jazz e alla world music, star di casa nostra impegnate a raccontarsi in incontri ad hoc (Emma, Giuliano Sangiorgi, Ghemon, Ultimo), direttori artistici di festival elettronici, autori sanremesi, quotidianisti di lungo corso e giovani blogger, discografici old school e rapper new school, etichette indie, etichette meno indie, dj, gruppi di pizzica, cantautori più o meno depressi, per un totale di circa 200 artisti, quasi 400 operatori, 120 testate giornalistiche accreditate.Una fotografia di famiglia molto elaborata, un contenitore pop di molte, moltissime cose – a volte, bisogna dirlo, pure troppe.
Eppure, pur negli alti e bassi e nelle difficoltà politiche degli ultimi anni, la direzione indicata da Puglia Sounds all’inizio di questo decennio rimane, per la forza del messaggio e della visione che propone, inarrivabile ancora oggi. Se ci si stupisce, se appare bizzarro veder apparire i Kraftwerk o i Placebo (il secondo headliner di Medimex 2018) sulla rotonda di Taranto è perché nessuno ce li ha mai portati prima, perché i tour internazionali in Italia si sono (quasi) sempre fermati a nord del 42° parallelo. E se già ora molti musicisti pugliesi hanno potuto esportare la loro musica nel mondo grazie ai bandi di Puglia Sounds, l’importanza (anche economica) di quello che significa radicare degli spazi di formazione professionale e delle professionalità in un territorio così periferico si potrà – credo – pesare solo in futuro.
Se il tormentone delle politiche culturali di questi anni (indipendentemente dal colore del governo) è stato spesso quello di valorizzare il patrimonio, dell’attrarre turismo a tutti i costi perché tanto l’Italia (soprattutto quella del sud) “non è un paese industriale”, ben vengano progetti come il Medimex in cui il territorio non è solo visto come un salotto buono da ripulire per attrarre danarosi visitatori, e dove l’“industria culturale” è curata per quello che è: un’industria, appunto.
Dunque, una bella edizione, salutata da un’ottima affluenza, soprattutto per le due serate principali (sold out i Placebo, in uno spazio da 8000 persone, praticamente sold out i Kraftwerk). Taranto ha risposto bene – nonostante gli ovvi problemi logistici della prima volta di un evento del genere in una città con una viabilità non proprio lineare – ed già stata confermata come location del prossimo Medimex: si terrà da 6 al 9 giugno 2019, e celebrerà i cinquant’anni di Woodstock. Ma che c’entrerà, poi, Woodstock con Taranto?