Dopo 38 anni di silenzio Medicaid Fraud Dogg segna il ritorno discografico dei Parliament, uno dei due gruppi (l’altro è Funkadelic) capitanati da George Clinton, l’imperatore intergalattico del P-Funk.
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Gli anni Ottanta e Novanta sono stati molto duri per George Clinton: ha sciolto sia i Funkadelic sia i Parliament, la sua dipendenza dal crack sembra non dover finire mai, perde il controllo della sua vita; gli avvocati e le case discografiche ne approfittano, cominciano dispute infinite sui diritti d’autore, mentre l’hip hop nascente saccheggia a piene mani il suo repertorio, senza alcun riconoscimento economico. Non è più proprietario di ciò che ha scritto e non può neanche usare i nomi dei due gruppi che ha creato.
La situazione si risolve nel 2014, quando esce First Ya Gotta Shake The Gate e la copertina del disco riporta il glorioso nome dei Funkadelic (triplo album, trentatré canzoni a distanza di trentatré anni dal precedente The Electric Spanking Of war Babies). Pochi giorni fa è rinato anche il marchio Parliament, con la pubblicazione di Medicaid Fraud Dogg, viaggio all’interno della realtà sanitaria statunitense, di cui vi abbiamo parlato qui.
Nel frattempo celebriamo il ritorno dei Parliament ricordando le tappe fondamentali della loro carriera ed estrapolando dieci canzoni dai loro dieci album.
1. I Call My Baby Pussycat – Osmium (1970)
Il primo disco dei Parliament, uscito su etichetta Invictus. Grady Thomas alla voce, Bernie Worrell alle tastiere, la sezione ritmica è affidata a Billy Bass Nelson e Tiki Fullwood, e poi c’è lui, Eddie Hazel, con la sua chitarra psichedelica che fa volare la canzone “8 miles high”. I Parliament usano pesantemente l’acido lisergico e si sente.
2. All Your Goodies Are Gone – Up For The Down Stroke (1974)
Dopo qualche problema legale i Parliament ritornano, questa volta su etichetta Casablanca («Casablanca non era nient’altro che droghe, si rispondeva al telefono con la coca nel naso», ricorda George Clinton nella sua autobiografia Brothas Be, Yo Like George, Ain’t That Funkin ’Kinda Hard On You, pubblicata nel 2014). Il disco segna il riavvicinamento tra Clinton e il bassista Bootsy Collins, da questo momento in poi pilastro del suono “parlamentare”. La canzone che ho scelto non ha bisogno di presentazione, siamo di fronte a un capolavoro.
3. Big Footin’ – Chocolate City (1975)
L’omaggio del gruppo a Washington D.C.. Si rafforza la leadership di Clinton, Collins e Worrell, la cui collaborazione compositiva durerà fino al 1978. Il brano selezionato è un classico funk uptempo e alla voce esordisce Glen Goins.
4. Give Up The Funk (Tear The Roof Off The Sucker) – Mothership Connection (1975)
Nel dicembre del 1975 (due album a nome Parliament e uno a nome Funkadelic in un solo anno!) i Parliament vanno nello spazio, portandosi dietro Maceo Parker, Fred Wesley e i fratelli Breker. Di lì a poco sui palchi dei loro concerti farà la sua comparsa la Mothership, l’astronave che ha il compito di portare Clinton sulla Terra a predicare il verbo del funk. In “Give Up The Funk” fa la sua comparsa il beat di “Fame” di David Bowie, singolo uscito pochi mesi prima. Inarrestabile.
5. Children Of Production – The Clones Of Dr. Funkenstein (1976)
Fa il suo arrivo Dr. Funkenstein, alter-ego di Clinton e boss di Star Child, personaggio comparso nel disco precedente. Gli arrangiamenti, splendidi, sono curati da Fred Wesley e la sezione fiati lavora a tutta forza. Questa canzone fa riferimento al periodo in cui Clinton, diciottenne, ma già padre di due bambini, lavorò in una fabbrica di hula hoop.
6. Undisco Kidd (The Girl Is Bad!) – Live: P-Funk Earth Tour (1977)
Doppio album registrato dal vivo nel gennaio del 1977 e contenente anche brani del repertorio dei Funkadelic, come quello che ho selezionato, comparso per la prima volta l’anno precedente nell’album “Tales Of Kidd Funkadelic”, omaggio al giovane chitarrista Michael Hampton, entrato a far parte dei due gruppi a soli diciassette anni dopo aver eseguito alla perfezione il celebre assolo di “Maggot Brain” di fronte all’esterrefatto George Clinton.
7. Flash Light – Funkentelechy vs. Syndrome (1977)
“Everybody’s got a little light under the sun / Shinin’ on the funk / Shinin’ on the funk”: mega-hit campionato, tra gli altri, da Kanye West e Beyoncé. Niente basso ma Worrell collega tre Moog insieme: il risultato è devastante. Un classico da dancefloor.
8. Aqua Boogie – Motor Booty Affair (1978)
I Parliament alla scoperta di Atlantide, il “Yellow Submarine” del gruppo. Le tastiere di Worrell faranno innamorare i Talking Heads che lo vorranno nel tour di Remain In Light. Questa canzone occupa per un mese la prima posizione della classifica R&B.
9. Theme From The Black Hole – Gloryhallastoopid (1979)
I Parliament ritornano all’astronomia e alla cosmologia e ricompare il personaggio di Sir Nose D’Voidoffunk, il nemico dell’universo P-Funk, già apparso in “Flash Light”. Il buco nero in questione ha un significato astronomico ma fa riferimento anche a…non aggiungo altro.
10. Let’s Play House – Trombipulation (1980)
Il gruppo è al capolinea: la Polydor assume il controllo della Casablanca e Clinton ha grossi problemi economici a causa della sua dipendenza dal crack. Tutto ciò si riflette sul disco, senz’altro il più debole all’interno di una discografia di altissimo livello.