Acoustic Nights, De Andrè per il mondo

Tornano le Acoustic Nights di Beppe Gambetta, nel segno di Fabrizio De Andrè "cittadino del mondo"

Beppe Gambetta Acoustic Nights 2018
Recensione
world
Genova, Teatro della Corte
Acoustic Nights 18
03 Maggio 2018 - 06 Maggio 2018

Diciamolo subito: c'è un Fabrizio De André musealizzato, neutralizzato, reso materia inerte “buona ad ogni evenienza”, come diceva un altro cantautore: protagonista suo malgrado di sceneggiati televisivi, citazioni  improprie, assurde rivendicazioni politiche da parte di figure che evidentemente mai si sono soffermate sul significato dei testi del bardo libertario genovese.

C'è poi un De André cittadino del mondo, quello che ha attraversato con le sue parole e le sue storie il pianeta, sul rovescio dell'arazzo degli eventi, sempre dalla parte degli umili e dei più deboli.

Il chitarrista e compositore Beppe Gambetta da quasi vent'anni, ad ogni edizione delle sue coraggiose Acoustic Nights, porta sul palco eccellenti specialisti delle corde da tutto il mondo, legandone la presenza a un tema principale. Lui, base nel New Jersey e a Ovada, sempre in giro per i continenti, ogni volta che sale su un palco spiega chi era De André, ne propone brani commentati, e lo introduce ad ogni latitudine. Convinto, a ragione, che Faber sia “patrimonio dell'umanità”: da conoscere, non da imbalsamare.

Quest'anno dunque ha voluto portare all'Acoustic Night un cantautore tedesco di Berlino, Felix Meier, un polistrumentista (tedesco anch'egli), Erik Manouz, il songwriter canadese James Keelaghan, un contrabbassista genovese dal mondo del jazz e della world music, Riccardo Barbera, uno specialista delle corde scozzese, Hugh McMilla.

Beppe Gambetta Acoustic Nights 2018

Sulle magnifica scenografia ispirata al De André de “La Guerra di Piero” di Sergio Bianco (spighe di grano come pentagrammi, garofani rossi come plettri), due ore di ragionato incanto in cui s'è capito che Faber non solo non perde forza, quando è tradotto in tedesco, in inglese, in francese, ma ne acquista: che sia "Volta la carta" in un inglese caracollante, o il difficile “recitativo” di "Tutti morimmo a stento" coraggiosamente volto in tedesco.

Il messaggio è lanciato, ora queste spore contribuiranno a far nascere altre versioni. Non teche da museo. 

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