Il tocco di Kissin
Successo per il pianista al San Carlo di Napoli
Venerdì 23 Febbraio Evgeny Kissin era insieme al quartetto Kopelman al Teatro di San Carlo di Napoli. E ogni esecuzione è un'avventura, piacere puro, scuola, scoperta. Il musicista russo ha presentato uno splendido impaginato di Gabriel Fauré, il Quartetto n. 1, op. 15 preceduto dal Quartetto di Mozart n. 1, K478, in equilibrio tra umorismo settecentesco e tradizione romantica. Svolgono le raffinate concatenazioni armoniche, che caratterizzano Fauré, in modo eccellente, mai una sbavatura, mai un'intenzione espressiva o di volumi non riuscita. Il discorso musicale scivola come fossero un unico strumento. La forma sembra trasformata in un incantato virtuosismo tra archi e pianoforte. Per Kissin, uno Steinway affilato e scattante, solo a tratti un piglio rigido, ma che esalta l'elemento ritmico. Il tocco è brillante già nei temi di Mozart e diviene sempre più lucente nella dimensione melodica di Fauré. Il percorso di Kissin e i tre "saggi" musicisti del Kopelman diventa un'invenzione originale, a dimostrare che sfuggire le convenzioni e andare al di là della partitura dirige sempre il concerto in luoghi inesplorati. E questo è ciò che il pubblico chiede.
Al secondo tempo il Quintetto n. 2 op. 81 di Antonin Dvořák conferma le emozioni della prima parte. Sono capaci di forgiare ogni tema sull'esaltazione musicale anche di due note, cesellato su effetti mirati, sforzati inaspettati su gesti ritmici caratteristici, su intrecci tra violino, violoncello e pianoforte, che ogni volta esaltano il caleidoscopio folcloristico delle opere di Dvořák. Qui il quartetto era su timbri ideali, corposo, brunito, restituiva tutta l'espressività del pianismo di Kissin, la sua genialità e spavalderia. Tutto il concerto mai su timbro monocorde, mai molle nei tempi, con lunghi fraseggi, e ricco di invenzioni espressive. Kissin ha portato una ventata di qualità sul palcoscenico del San Carlo, sempre monumentale, sempre geniale. Pubblico esaltato, insaziabile, e tre bis.
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