I 20 migliori dischi del 2017 – fra elettronica, rap, reggae dancehall, canzone e avant-garde – insistono molto sulla cupezza dei tempi, e su tematiche altrettanto cupe. Ecco il meglio del 2017 secondo "il giornale della musica".
1. Arca, Arca, XL
Fra melodramma e avant garde elettronica: là è situato il nuovo lavoro del produttore originario del Venezuela, paese sull’orlo del fallimento. Alejandro Ghersi, invece, trionfa: merito di Björk, che lo ha invogliato a usare la voce.
2. Kendrick Lamar, DAMN., Top Dawg
Celebrato da Barack Obama ed esecrato da Fox, il trentenne produttore e rapper di Compton osserva sé stesso e la propria comunità a suon di soul psichedelico, disegnando così un avvincente affresco dell’hip hop ai tempi di Trump.
3. LCD Soundsystem, American Dream, Columbia
Un Sogno Americano tendente all’Incubo. James Murphy ha ricostituito il suo soundsystem a cristalli liquidi ricollocandolo in un ambiente più rock e ombroso, mescolando memorie di Talking Heads, Suicide e Bowie a Berlino.
4. The xx, I See You, Young Turks
Dalla cameretta alle grandi arene: passaggio favorito dal successo individuale di Jamie xx, che qui campiona con elegante disinvoltura la colonna sonora di Youth di Sorrentino e Hall & Oates. Risultato: pop pressoché perfetto.
5. Ben Frost, The Centre Cannot Hold, Mute
Due album per lui durante l’anno: questo è stato prodotto da Steve Albini. Un esercizio di limitazione e saturazione cromatica: il suo approccio spesso brutale al suono elettronico è un’allegoria dello stato di salute del pianeta.
6. St. Vincent, Masseduction, Loma Vista
Non più icona alternativa e non ancora diva mainstream, a 35 anni Anne Erin Clark tenta il grande salto: all’incrocio fra PJ Harvey e Madonna. Copertina osé e soggetti scabrosi in un disco fatto di canzoni pop a doppio taglio.
7. Carl Brave x Franco126, Polaroid, Bomba Dischi
Insieme a Liberato, il caso musicale dell’anno in Italia. Rime divertenti ma argute, una Roma lontana dalla bellezza dei monumenti, fatta di baretti, sbornie prese per ingannare il tempo e amori che forse non sono amori.
8. Mount Eerie, A Crow Looked at Me, P.W. Elverum & Sun, Ltd
L’album più triste dell’anno, imperniato sul ricordo della moglie scomparsa e sulla difficoltà di andare avanti senza di lei. Paradossalmente un disco che ci avvicina alla vita, malgrado la sua caducità.
9. Circuit Des Yeux, Reaching For Indigo, Drag City
Dotata di voce potente ed evocativa, estesa su quattro ottave, Haley Fohr si distanzia del rumorismo atonale degli esordi per sperimentare un’elaborazione avant-garde dei canoni folk, tra Nico, Diamanda Galás e Meredith Monk.
10. Kaitlyn Aurelia Smith, The Kid, Western Vinyl
Un disco che racconta il percorso esistenziale di un essere umano dalla nascita alla morte. La trentenne artista statunitense lo ha realizzato combinando sonorità sintetiche e “organiche”. Chiamatelo umanesimo elettronico.
11. Charlotte Gainsbourg, Rest, Because Music
La figlia d’arte più famosa di Francia interrompe il silenzio e pubblica il miglior disco della sua carriera. La sofferenza privata diventa spettacolo pubblico: il rischio di essere fraintesa è grande, ma Charlotte vince la sfida.
12. Godspeed You! Black Emperor, Luciferian Towers, Constellation
Il collettivo di Montréal aggiorna il proprio programma politico all’ombra delle Torri Luciferine, associandolo a musiche apocalittiche e dolenti con solennità sinfonica, maestosità orchestrale e crescendo struggenti.
13. Leyland Kirby, We, So Tired of All the Darkness in Our Lives, History Always Favours The Winners
Ben tre album per lui quest’anno, di cui due usciti sotto l’insegna The Caretaker: scegliamo questo perché, oltre a piacerci, è stato messo a disposizione gratuitamente sulla sua pagina Bandcamp.
14. Equiknoxx, Colon Man, DDS
Due produttori giamaicani a loro agio sia sulle infuocate piste da ballo di Kingston sia nei festival europei di musica elettronica. La nouvelle vague della dancehall è targata Equiknoxx: garantiscono i Demdike Stare.
15. Fever Ray, Plunge, Rabid
Il sesso come atto politico: “Tutte le volte che scopiamo, vinciamo”. Karin Dreijer pratica questa forma di attivismo carnale senza perifrasi ondeggiando fra astratta elettronica avant-garde e verve pop stilizzata.
16. Chronixx, Chronology, Soul Circle Music
Jamar McNaughton è l’artista giamaicano che sta rivitalizzando la scena roots reggae, senza disdegnare i ritmi electro tipici del genere dancehall. Serve una referenza? La sua musica piace molto a Usain Bolt.
17. Juana Molina, Halo, Crammed Discs
Il settimo album dell’artista argentina è un lavoro ricco di emozioni, idee musicali e atmosfere misteriose. Un disco in cui non contano tanto i testi quanto semmai gli stati d’animo.
18. Shabazz Palaces, Quazarz, Sub Pop
Due album gemelli per raccontare le avventure di Quazarz, creatura extraterrestre “nata su una stella gangster”, fra neologismi, allitterazioni e ironici riferimenti all’attualità. Avanguardia hip hop afrofuturista.
19. Sampha, Process, Young Turks
Altro album legato alla scomparsa di una persona cara (in questo caso la madre): l’artista londinese sublima il dolore in bellezza, definendo un approccio nuovo all’R&B.
20. Tyler, The Creator, Flower Boy, Columbia
Il Balotelli dell’hip hop statunitense sembra aver messo la testa a posto e riesce a dare compiutezza alle proprie potenzialità in un disco sulla consapevolezza degli errori fatti e sul diventare adulti.