Rossini nella galleria d'arte

All'Opera di Roma l'allestimento del Viaggio a Reims firmato da Michieletto

Recensione
classica
Teatro dell'Opera di Roma Roma
Gioachino Rossini
18 Giugno 2017
A due anni e mezzo dal debutto ad Amsterdam Il Viaggio a Reims di Damiano Michieletto è già uno spettacolo che ha lasciato il segno nella storia della rinascita di quest'opera perduta per centosessant'anni e riscoperta da trenta. Nei suoi altri Rossini il regista veneziano aveva reinventato completamente la storia, con esiti talvolta discutibili; qui invece ha fatto qualcosa di sottilmente diverso, inventando una storia dal nulla, perché l'argomento di questa cantata scenica è una lunga attesa, senza che succeda mai qualcosa. L'albergo il Giglio d'oro è trasformato da Michieletto in una galleria d'arte moderna e l'albergatrice Madama Cortese ne diventa la direttrice, che sovrintende all'allestimento d'una mostra. In molti numeri musicali la regia nemmeno cerca una qualunque corrispondenza tra il libretto di Luigi Balocchi e ciò che succede in scena, ma tutto funziona perfettamente, anzi genialmente, perché Michieletto, sfruttando il rapporto sghembo della musica di Rossini con le parole, ne coglie il ritmo e il carattere, sciogliendola dal legame spicciolo con i fatti che avvengono in scena. La regia raggiunge talvolta l'assurdo, come quando i personaggi dei quadri appesi alle pareti della galleria - un Velasquez, un Goya, un van Gogh, un Picasso, un Magritte, un Botero, un Haring - escono dalle cornici per mescolarsi ai personaggi reali: surreale e magico. Paradossalmente va un po' meno bene proprio quando Michieletto si ricorda di dare uno sguardo al libretto e cerca di adeguarvisi, come nei bisticci amorosi del duetto Corinna-Cavalier Belfiore, che sono misera cosa e banale, mentre la musica di Rossini vola molto più alto. Nella seconda parte di questo atto unico di lunghezza wagneriana, il quadro (è proprio il caso di dirlo) cambia totalmente e sembra che inizi un'altra opera. Il palcoscenico è ora interamente occupato da una grande cornice dorata, vuota al suo interno, in cui i vari personaggi dell'opera prendono lentamente posto, ricreando - come in un tableau vivant - il quadro celebrativo che raffigura l'incoronazione di Carlo X nella cattedrale di Reims: un coup de théâtre e anche un colpo di genio, perché rende magico e suggestivo perfino l'elogio cortigiano al nuovo re con cui si conclude l'opera. Se c'è un difetto è che i numerosi personaggi, alcuni dei quali sono già piuttosto evanescenti, perdono ogni carattere e diventano ancora più sciapi. Comunque i cantanti, per lo più giovani, assolvono benissimo il loro dovere di assumere parti pensate per le più grandi voci di quell'epoca d'ora del bel canto. Non a caso però i più applauditi sono i due più esperti, Bruno De Simone e Nicol Ulivieri, che sanno come aggiungere un po' di sale ai loro personaggi. Anche Anna Goryachova dimostra una buona dose di carattere e lo stesso può dirsi di Francesca Dotto, nel suo caso più per quanto riguarda la recitazione che il canto. Di classe le prestazioni di Maria Grazia Schiavo e Adrian Sâmpetrean. Mariangela Sicilia è incantevole anche in un personaggio alquanto pallido come Corinna. Gradevole il tenorino Juan Francisco Gatell, mentre Simone Del Savio non è sembrato adatto a Don Alvaro. Un elogio complessivo ai numerosi interpreti dei ruoli minori, tutti realizzati benissimo. La direzione di Stefano Montanari si è apprezzata la puntigliosa precisione, meno l'oscillazione tra tempi velocissimi e lentissimi, che strattonavano la musica e non mettevano sempre a loro agio i cantanti. Pubblico entusiasta.

Note: La recita del 22 giugno sarà trasmessa in diretta da Rai Radio3 alle 20,00 e in differita da Rai5 alle 21.15

Interpreti: Corinna, Mariangela Sicilia/Adriana Ferfecka; Melibea, Anna Goryachova/Cecilia Molinari; Contessa di Folleville, Maria Grazia Schiavo/Maria Aleida; Madama Cortese, Francesca Dotto/Valentina Varriale; Belfiore, Juan Francisco Gatell/Filippo Adami; Libenskof, Merto Sungu/Pietro Adaini; Sidney, Adrian Sampetrean; Don Frofondo, Nicola Ulivieri; Trombonok, Bruno De Simone; Don Alvaro; Simone Del Savio; Prudenzio, Vincenzo Nizzardo; Luigino, Enrico Iviglia; Delia, Caterina Di Tonno; Maddalena, Gaia Petrone; Modestina, Erika Beretti; Zefirino/Gelsomini, Christian Collia; Antonio, Davide Giangregorio

Regia: Damiano Michieletto

Scene: Paolo Fantin

Costumi: Carla Teti

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Stefano Montanari

Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

Luci: Alessandro Carletti

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.

classica

A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista