Bernstein e Platone, con Pappano e Jansen
A Roma una rara composizione di Bernstein ispirata al Simposio di Platone
La settimana scorsa Santa Cecilia ha reso omaggio ad Abbado, ora a Bernstein. Se con il direttore italiano l'orchestra dell'Accademia non ha avuto un rapporto continuativo, con Bernstein – che è stato anche il suo direttore onorario – ha suonato regolarmente per molti anni, ha inciso dischi ed è andata in tournée. Non è un caso che a tributare quest'omaggio al direttore e compositore americano sia Antonio Pappano, che generalmente viene definito anglo-italiano, ma che è anche americano, perché è cresciuto e ha studiato negli USA. E che ha un approccio alla musica molto americano – cioè diretto, vitale, positivo, come quello di Bernstein. Per questo omaggio Pappano ha messo sul leggio Serenade after Plato’s Symposium, che non è una delle composizioni più note ed eseguite di Bernstein ma che meritava assolutamente di essere riascoltata. Questo ampio brano del 1954, eseguito per la prima volta a Venezia, è un concerto per violino sui generis. Come in un concerto, lo strumento solista ha una parte assolutamente da protagonista – quindi molto ampia e di grande difficoltà: fu scritta infatti per il grande violinista Isaac Stern – ma la forma di questa composizione è totalmente libera, in cinque movimenti, dei quali solo il terzo, uno scherzo, può ricordare quelli tradizionali. Ogni movimento è dedicato a uno o due dei personaggi che intervengono nel Simposio, in modo tale che la musica rispecchia ogni singolo passaggio del dialogo platonico. L'irruzione di Alcibiade ubriaco con la sua banda di amici, consente a Bernstein un finale vivace e a effetto, con un'esplosione di ritmi jazzistici, ma chiaramente quel che interessa di più al compositore non può non essere l'argomento del dialogo, ovvero l'amore. In particolare, le parole di Agatone, che sostiene che "Amore è il più felice (degli dei) perché è il più bello" e che "tra Amore e bruttezza c'è sempre guerra", gli suggeriscono un Adagio di cantabilità perfetta e assoluta, una pagina di purissima, immateriale, incantata bellezza. Janine Jansen, sempre ineccepibile, è stata sublime in questo movimento. Pappano ha proseguito con la Sinfonia n. 7 di Sibelius e con La Valse di Ravel, due composizioni diversissime ma scritte negli stessi anni, che fanno concretamente capire quanto varia e ricca sia la musica del Novecento. Pappano le ha dirette benissimo entrambe, ma va sottolineata la sua interpretazione di Ravel, che non puntava – come avviene in genere – esclusivamente sulle sue magie orchestrali, ma ne evidenziava l'attenta e astuta costruzione e, soprattutto nel finale, la violenta esplosione ritmica, indubbiamente memore del Sacre stravinskiano.
Note: Repliche venerdì 16 e sabato 17 a Roma, lunedì 19 a Brescia
Interpreti: Janine Jansen, violino
Orchestra: Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore: Antonio Pappano
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