Un altro gioiello da El Sistema

Roma: per la prima volta in Italia il direttore venezuelano Rafael Payare

Recensione
classica
Accademia Nazionale di Santa Cecilia Roma
03 Novembre 2016
Era un debutto, ma non si può dire che questo giovane dalla capigliatura che farebbe invidia a un cantante reggae sia stato esattamente una sorpresa, perché ha già trentasei anni e una bella carriera alle spalle, con quasi tutte le più blasonate orchestre europee nel suo curriculum, a cominciare dai Wiener Philharmoniker. È un altro miracolo del "Sistema", che, oltre a riscattare con la pratica musicale centinaia di migliaia di giovani dalla miseria sociale e culturale delle favelas venezuelane, ha prodotto in pochi anni una serie di star del podio quale il Sud America non aveva mia visto in tutta la sua storia. Per presentarsi al pubblico dell'Accademia di Santa Cecilia, Rafael Payare ha scelto un programma tutto francese. Ha aperto il concerto con L'isle joyeuse di Debussy nella trascrizione orchestrale di Bernardino Molinari, che è tutta un baluginare di timbri che appaiono e scompaiono, alternati a vigorosi pieni orchestrali, in linea con l'idea dell'impressionismo musicale come un libero susseguirsi di piccole pennellate sonore che si aveva in quegli anni (era il 1923). Subito la chiarezza del gesto, il senso del colore orchestrale e il feeling con l'orchestra rivelano un direttore dotato di grande talento naturale. Seguiva il Concerto n. 2 per violoncello di Saint-Saëns, solista Luigi Piovano, il primo violoncello dell'orchestra romana, che ha un suono puro, morbido, elegante, ma non così ampio come richiederebbero le dimensioni di una sala tanto grande, troppo grande, anche perché il direttore spinge un po' troppo sul volume orchestrale. Ma nel bellissimo Andante centrale, dove Payare è costretto a moderarsi, Piovano è straordinario e il canto purissimo del suo violoncello incanta il pubblico. Ha concesso un bis che simpaticamente coinvolgeva tutta la fila dei suoi colleghi violoncellisti: ancora Sains-Saëns con una trascrizione del Cigno. Conclusione con la Sinfonia Fantastica. Qui Payare esalta la geniale orchestrazione di Belioz con cambiamenti di colori, dinamiche, fraseggi quasi ad ogni battuta: soprattutto nei due movimenti finali, dove Berlioz si scatena, un'esecuzione di questo tipo è veramente prodigiosa. È innegabile il talento di questo direttore, soprattutto considerando che potrà ancor maturare. Per ora è una combinazione di istinto naturale e tecnica direttoriale, ma per fare un grande interprete non basta "sentire" la musica, come lui stesso ha dichiarato in un'intervista, se le sue parole sono state riportate correttamente: "la musica la senti o non la senti". La musica devi anche pensarla.

Note: repliche venerdì 4 e sabato 5 novembre

Interpreti: Luigi Piovano, violoncello

Orchestra: Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia

Direttore: Rafael Payare

Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche

classica

Jonas  di Carissimi e Vanitas  di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento

classica

Napoli: Dvorak apre il San Carlo

classica

Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.