Dopo il debutto a Berlino nel 2005 e repliche in tanti teatri, è arrivato anche a Roma Dido and Aeneas di Sasha Waltz. L'insopportabile vezzo di attribuire un'opera non all'autore ma al direttore o alla prima donna o al regista è in questo caso giustificato dal fatto che quella della coreografa-regista tedesca è altra cosa dall'opera di Purcell. Non è solamente una messa in scena creativa, ma è proprio una cosa diversa: significherà pur qualcosa che la durata di un'ora scarsa di quest'opera in miniatura sia raddoppiata. Partiamo dall'inizio. Nessuna delle varie redazioni di Dido and Aeneas, tutte postume, è attendibile al 100%. In particolare sono scomparse le danze, che dovrebbero (il condizionale è d'obbligo) essere state presenti nella versione originale del 1689. La Waltz ha deciso dunque di reintrodurle, attingendo ad altri lavori di Purcell, con l'aiuto di Attilio Cremonesi, esperto di musica barocca, che in questo caso è intervenuto con criteri non strettamente filologici ma teatrali, come è giusto che sia quando si deve andare in scena. La Waltz ha inoltre creato azioni - alcune brevi, altre di notevole durata - prive di musica: tra queste il magnifico prologo con i danzatori immersi in una piscina trasparente sospesa a qualche metro d'altezza sul palcoscenico e un intermezzo con i compagni di Enea, rappresentati più o meno come crocieristi - forse inglesi, forse pazzi - sbarcati in Tunisia con abiti e cappelli improbabili e dai colori assurdi, impegnati in una pantomima buffa e disperata. Non si può spiegare a chi non c'era e non si può spiegare nemmeno a se stessi come e perché questo spettacolo avvinca e in certi momenti sia indimenticabile. In considerazione di tale risultato, è assolutamente lecito che la Waltz abbia trasformato a modo suo l'opera di Purcell. Ma è altrettanto lecito rimpiangere la straordinaria stringatezza del Dido and Aeneas originale, che non ha pari in tutta la storia del teatro, musicale e no. Quando Purcell e Waltz si ritrovano sulla stessa lunghezza d'onda - cioè in tutta la parte finale, dall'abbandono di Enea alla morte di Didone e al compianto corale che conclude l'opera - il risultato è assolutamente da brivido. Dal punto di vista musicale, l'esecuzione era di altissimo livello. L'Akademie für alte Musik Berlin e il Vocalconsort Berlin ne erano i pilastri, sotto la direzione di Christopher Moulds. Ottime Aurore Ugolin (Dido), Deborah Yorjk (Belinda) e Céline Ricci (seconda donna). Bene anche Reuben Willcox nella parte secondaria di Enea, destinata originariamente a una voce femminile, ma in quest'occasione affidata a un uomo, al pari dei ruoli della maga e delle due streghe. Teatro pieno e pubblico entusiasta.
Note: Fa parte delle anteprime di Romaeuropa Festival
Interpreti: Dido: Aurore Ugolin; Aeneas: Reuben Willcox; Belinda: Deborah York; Seconda Donna: Céline Ricci; Maga: Fabrice Mantegna; Prima Strega e Marinaio: Sebastian Lipp; Seconda Strega e Spirito: Michael Bennett
Regia: Sasha Waltz
Scene: Thomas Schenk e Sasha Waltz
Costumi: Christine Birkle
Coreografo: Sasha Waltz
Luci: Thilo Reuther
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