Questa era "la Traviata di Valentino", quindi, senza tanti giri di parole, iniziamo questo resoconto dai suoi quattro costumi per Violetta (nero con mantello verde il primo, bianco il secondo, rosso il terzo, rosa pallido il quarto), che erano non solo di naturale e semplice eleganza, com'era facilmente immaginabile, ma avevano anche una valenza che non esiterei a definire "poetica", perché vi si potevano vedere la bellezza ma anche la fragilità di questa donna giovanissima, quasi una ragazza, che, usata per il proprio piacere da un mondo di uomini, scopre il vero amore solo quando la sua vita è giunta al suo precocissimo termine, eppure vi deve rinunciare per la violenza della morale borghese. Si poteva sperare che anche Sofia Coppola - che nei suoi film ha spesso raccontato storie di giovani: il più noto in Italia è "Marie Antoinette", un ritratto di questa giovane regina che vorrebbe vivere la sua vita, ma è soffocata dall'etichetta di corte, e infine va a schiantarsi contro la rivoluzione francese - cogliesse la giovinezza e la fragilità di Violetta. Non è andata così, ma la sua era complessivamente una bella regia, elegante e sobria, tradizionale ma lontana dalle cadute di gusto e trascuratezze della routine, però senza meriti particolari, forse per il rispetto e il timore comprensibili in un'esordiente nel mondo dell'opera. Francesca Dotto era una protagonista effettivamente giovanissima ma solo in qualche momento ha valorizzato questa dono che la natura le lascerà ancora per pochi anni. Superato il primo atto con qualche affanno nelle agilità e molta tensione negli acuti (nervosismo?), il suo bel registro centrale le ha permesso alcuni incisi intensi e commoventi ma episodici, seguiti da momenti in cui era piuttosto incolore o, al contrario, tendeva a scurire la voce e a calcare melodrammaticamente l'accento. Piuttosto bene l'Alfredo di Antonio Poli (ma fiacca, lenta e senza ripresa la sua cabaletta). Di gran classe il Germont padre di Roberto Frontali. Buoni in media gli interpreti dei ruoli minori. Ottima la direzione di Jader Bignamini: tempi, colori e dinamiche sempre giusti, calibrati ed espressivi. Le belle coreografie di Stéphane Phavorin evitavano il cattivo gusto in agguato dietro le zingarelle e i toreador. Resta da dire degli altri costumi, realizzati con gusto sobrio da Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccoli, direttori creativi della Maison Valentino. E, last but not least, le scene di Nathan Crowley, altro nome importante nel mondo del cinema, che ha realizzato ambienti sobri ed eleganti (i due aggettivi si ripetono in queste righe, ma era questa la cifra dell'allestimento), caratterizzati tutti da ampie finestre che si aprono sugli sfondi: particolarmente belli quelli del secondo atto, prima sulla campagna, poi sulla Parigi notturna. Grandi applausi del pubblico della serata di gala, tra cui erano molti i volti noti della moda e del cinema.
Note: Nuova produzione creata da Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti.
Con il contributo della Fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti e di Valentino Spa
Interpreti: Francesca Dotto/Maria Grazia Schiavo, Antonio Poli/Arturo Chacon-Cruz, Roberto Frontali/Giovanni Meoni, Anna Malavasi, Chiara Pieretti, Andrea Giovannini, Roberto Accurso, Andrea Porta, Graziano Dallavalle, Rosolino Claudio Cardile
Regia: Sofia Coppola; regista collaboratore Marina Bianchi
Scene: Nathan Crowley
Costumi: Valentino Garavani, Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo PIccioli
Corpo di Ballo: Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma
Coreografo: Stéphane Phavorin
Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma
Direttore: Jader Bignamini
Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma
Maestro Coro: Roberto Gabbiani
Luci: Vinicio Cheli