La English Touring Opera è una compagnia londinese specializzatasi dal 1992 nella produzione di titoli operistici da portare in giro per la Gran Bretagna in città che altrimenti non potrebbero godere di questo genere di spettacolo: allestimenti semplici sul piano scenografico ma ben curati su quello musicale, che affrontano spesso titoli di rara esecuzione. Nella terna di questa Stagione di Primavera 2016, costituita da “Pia de’ Tolomei”, “Don Giovanni” e “Iphigénie en Tauride”, il titolo donizettiano spicca per rarità, inserendosi in una passione di lunga data tutta inglese per questo autore (la stessa compagnia aveva precedentemente prodotto “Il furioso all’Isola di San Domingo” e “L’assedio di Calais”).
Abbiamo visto l’opera nella sua tappa a Cambridge (Arts Theatre). In un palcoscenico di pochi metri quadrati, le scene limitate ad asettici praticabili metallici demandano l’individuazione dei luoghi (ben 9 le mutazioni previste dal libretto) alle didascalie proiettate insieme alla traduzione del testo, mentre la regia si limita a sciorinare la più classica gestualità melodrammatica. È fatto dunque subito chiaro che tutta l’attenzione sarà riposta sulla musica: l’uso della recente edizione critica di Giorgio Pagannone, la scelta di recuperare il sempre negletto Finale I originale (versione Venezia 1837), ma con l’aggiunta preziosa del coro per la ripresa napoletana (1838), l’esecuzione integrale delle cabalette con tanto di varianti nel “da capo”: insomma, un atteggiamento di consapevolezza filologica spesso assente nei grandi teatri.
L’orchestra è solida, e John Andrews dirige con amorevole passione una partitura che cresce progressivamente in qualità. Sul palcoscenico, protagonisti esperti e comprimari volonterosi. Luciano Botelho (tenore incline agli estremi acuti) ed Elena Xanthoudakis (soprano dalla forte tempra drammatica) si fanno apprezzare nel grande duetto del secondo atto, la pagina musicalmente migliore dell’opera. Catherine Carby è una interessante voce di contralto “en travesti”. Il baritono Grant Doyle è di certo il cantante e l’interprete migliore dell’intero cast: voce ben timbrata e bella presenza scenica.
Nel complesso, dunque, uno spettacolo godibile, che ci fa rimpiangere come, dopo i mitici "Carri di Tespi", non vi siano più in Italia realtà produttive simili, ma solo istituzioni isolate che troppe volte fanno morire uno spettacolo interessante dopo soltanto un paio di recite.
Note: Cambridge Arts Theatre (produzione English Touring Opera)
Interpreti: Elena Xanthoudakis (Pia), Catherine Carby (Rodrigo), Luciano Botelho (Ghino), Grant Doyle (Nello), John-Colyn Gyeantey (Ubaldo), Susan Fairbaird (Bice), Craig Smith (Lamberto), Piotr Lempa (Piero).
Regia: James Conway
Scene: Loren Elstein
Costumi: Natasha Prynne
Orchestra: The English Touring Opera Orchestra
Direttore: John Andrews
Coro: The English Touring Opera Choir
Luci: Guy Hoare
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
A Colonia l’Orlando di Händel tratta dall’Ariosto e l’Orlando di Virginia Woolf si fondono nel singolare allestimento firmato da Rafael Villalobos con Xavier Sabata protagonista
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento