Un Temirkanov non russo
Ravel, Mahler e Brahms nel suo concerto a Santa Cecilia
Recensione
classica
Appena tornata da una tournée a Parigi e nelle principali città tedesche e prossima a partire per Brasile e Argentina, l'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia ha rincontrato Yuri Temirkanov, che da qualche mese è stato ufficialmente nominato suo principale direttore ospite, ma di fatto lo era già da anni. Un tempo Temirkanov, come molti altri direttori russi, imperniava i suoi programmi sui grandi compositori del suo paese (per scelta sua o perché così gli veniva richiesto) ma adesso spazia in un repertorio molto più vasto. Questa volta ha aperto il concerto con Ravel: tempi moderati ma non estenuati e timbri delicati ma non appiattiti, diversamente da quel che si sente normalmente, ma proprio come voleva l'autore, che diceva che questa è una Pavane pour une infante défunte e non una Pavane défunte. In modo meno aforistico: "Non cordoglio funebre... ma piuttosto l'evocazione di una pavana che una piccola principessa avrebbe potuto ballare". Cordoglio funebre - e dei più strazianti - è invece quello delle poesie di Rückert scelte da Mahler nei Kindertotenlieder. Markus Werba li ha interpretati con una linea di canto purissima e contenuta, senza nessuna sottolineatura melodrammatica. Similmente Temirkanov, con il suo gesto morbidissimo, ha creato un'atmosfera elegiaca più che tragica, ma l'attenuazione dei colori e delle dinamiche rendeva - particolarmente nei tre Lieder centrali - ancora più desolato e disperato il ricordo dei bambini morti, l'illusione d'immaginarli ancora vivi. Con la Quarta Sinfonia di Brahms si voltava pagina. Temirkanov l'ha, per così dire, ciajkovskizzata, dirigendola con grande fuoco e passione e travolgendo gli argini - la salda struttura formale e le tecniche classiche dello sviluppo tematico, della variazione e del contrappunto - con cui Brahms stesso cercava di reprimere il suo lato accesamente romantico. Ogni movimento - con la pausa dell'Andante moderato, cantato da Temirkanov con magica delicatezza - è stato eseguito con un entusiasmante crescendo drammatico, raggiungendo temperature al calor bianco. Un Brahms molto diverso da quello crepuscolare che si ascolta da Karajan in poi. Un'interpretazione molto personale ma convincente e trascinante, come ha dimostrato la reazione del pubblico, che ha applaudito finché Temirkanov non ha preso per mano il primo violino - l'ottimo Roberto Gonzalez Monjas - e se l'è portato via.
Interpreti: Markus Werba, baritono
Orchestra: Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Direttore: Yuri Temirkanov
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