The Bassarids inaugurano l'Opera
Roma: ottima esecuzione dell'opera di Henze, a quasi cinquant'anni dalla prima a Salisburgo
Recensione
classica
"Le Baccanti" di Euripide è una delle tragedie greche più potenti e anche più oscure ed enigmatiche. Lo scontro tra un uomo - Penteo, re di Tebe - che si fa guidare dalla ragione, dalla legge e dalla morigeratezza e Dioniso, irrazionale e senza limiti ma divino e potente, quindi "giustamente" trionfante, è di difficile decifrazione. E si complica ulteriormente nell'interpretazione moderna che ne dà il libretto di Auden e Kallman. Un testo così problematico sembrerebbe adatto all'esegesi critica più che alla musica, eppure Henze vi ha costruito un'opera breve - due ore, ma densissime - che è una pietra miliare del suo teatro e forse di tutto il teatro musicale della metà del secolo scorso. Ci riesce proprio perché non offre una sua interpretazione ma mette in musica "epicamente" - e questo ammette e giustifica l'eclettismo stilistico - il viluppo di forze e di principi contrapposti in campo, con urgenza drammatica e tempi serrati, senza mai soffermarsi neppure per un attimo a compiacersi di sé stesso, della propria musica, della propria capacità di coinvolgere emotivamente l'ascoltatore. Ma inevitabilmente, quando entra in scena il dionisiaco, la musica si trova nel proprio elemento e si impone da protagonista. E uno spiraglio più tradizionalmente operistico si apre col lamento di Agave sul corpo del figlio, da lei fatto a pezzi quando era invasata dal dio: una vera e propria aria melodica - quasi neopucciniana - che non giova al severo e asciutto equilibrio di The Bassarids. La realizzazione musicale, assai complessa, è stata di ottimo livello. Indiscutibile la direzione di Stefan Soltesz, eccellente la prestazione dell'orchestra e del coro. Ottimi i solisti: Ladislav Egr (Fionysus), Russel Braun (Pentheus), Mark S. Doss (Cadmus) e particolarmente Veronica Simeoni (Agave) e Sara Fulgoni (Beroe). Passando alla realizzazione scenica, l'azione - che il libretto avrebbe voluto ben scandita dalle diverse ambientazioni - viene interamente racchiusa in uno stanzone simile alla hall di un grande albergo del primo Novecento, già visto tante volte. È rispettata invece la differenziazione dei costumi - alcuni antichi, altri moderni - dei diversi personaggi. La regia di Mario Martone segue e spiega il testo talvolta in modo funzionale, talvolta invece con grande forza: da citare il momento in cui un gioco di specchi rivela nel sottosuolo quelle forze orgiastiche e dionisiache che sono già penetrate a Tebe e nel palazzo di Penteo. Teatro pieno: alla fine parte del pubblico è rimasta perplessa e silenziosa, ma la maggioranza ha applaudito a lungo.
Note: Prima esecuzione in Italia nel testo originale inglese Nuovo allestimento
Interpreti: Ladislav Elgr, Russell Braun, Mark S. Doss, Erin Caves, Andrew Schroeder, Veronica Simeoni, Sara Hershkowitz, Sara Fulgoni
Regia: Mario Martone
Scene: Sergio Tramonti
Costumi: Ursula Patzak
Coreografo: Raffaella Giordano
Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma
Direttore: Stefan Soltesz
Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma
Maestro Coro: Roberto Gabbiani
Luci: Pasquale Mari
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