Falstaff da camera

Al Ravenna Festival, Muti cesella Verdi con i suoi giovani cantanti e orchestrali

Recensione
classica
Ravenna Festival Ravenna
Giuseppe Verdi
23 Luglio 2015
Come tutti i grandi direttori dediti all’opera, anche Riccardo Muti dà il meglio di sé nell’ultima opera verdiana. Per questa produzione del Ravenna Festival, il modello non sono i tanti “Falstaff” opulenti delle sue stagioni milanesi: la memoria va piuttosto al mirabile “Falstaff” cameristico diretto a Busseto nell’anno verdiano, là con l’apporto delle stelle vocali del momento, qui affidato invece all’ultima generazione di cantanti. Nessuna star della lirica, nessuna personalità emergente sugli altri, ma tanto lavoro di gruppo, tanta meticolosità nella dizione (cantanti quasi tutti italiani), nel fraseggio cesellato sulla parola (esemplare il monologo di Ford recitato da Federico Longhi), nelle dinamiche che tendono molto spesso al pianissimo (indimenticabile il “Quando ero paggio” sussurrato dal gigantesco Kiril Manolov). Muti portava insomma in palcoscenico il lavoro di dettaglio fatto in buca con la “sua” Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, mai così duttile, così raffinata. Dopo un Primo Quadro incerto, con i cantanti troppo spesso fuori tempo e il protagonista in difficoltà nel registro acuto, lo spettacolo è cresciuto progressivamente, trovando nella Canzone delle Fate il suo vertice emotivo (Damiana Mizzi, con voce impalpabile, limpidissima), grazie anche alla magia creata in scena da luci e colori. Ché altro di concreto non c’era nell’allestimento di Cristina Mazzavillani Muti (per la prima volta in cartellone col marito), dove i diversi luoghi venivano proiettati su sfondi neutri, alternando interni ed esterni con un semplice cambio di diapositiva. Qualche inesplicabile incoerenza nei costumi: Cajus con occhiali da sole nella Windsor elisabettiana; capelli sciolti e smalto rosso alle unghie più adatti a una cortigiana che a Mrs. Alice Ford... Ma nel complesso uno spettacolo assai godibile, che per una volta metteva i cantanti in condizione ottimale per recitare il “Falstaff” di Boito e Verdi e non quello riscritto da qualche irrequieto drammaturgo moderno.

Note: Foto©SilviaLelli. Produzione di Ravenna Festival.

Interpreti: Kiril Manolov (Falstaff), Federico Longhi (Ford), Giovanni Sebastiano Sala (Fenton), Giorgio Trucco (Dott. Cajus), Matteo Falcier (Bardolfo), Graziano Dallavalle (Pistola), Eleonora Buratto (Mrs. Alice Ford), Damiana Mizzi (Nannetta), Isabel De Paoli (Mrs. Quickly), Anna Malavasi (Mrs. Meg Page)

Regia: Cristina Mazzavillani Muti

Scene: Ezio Antonelli e Davide Broccoli (visual design)

Costumi: Alessandro Lai

Corpo di Ballo: DanzActori Ensemble di Ravenna Festival

Orchestra: Orchestra Giovanile Luigi Cherubini

Direttore: Riccardo Muti

Coro: Coro del Teatro Municipale di Piacenza

Maestro Coro: Corrado Casati

Luci: Vincent Longuemare

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