Il melting pot di Adams

Roma: successo di I was looking at the ceiling and then i saw the sky

Recensione
classica
Teatro dell'Opera di Roma Roma
John Adams
15 Settembre 2015
John Adams non nasconde di aver pensato a Porgy and Bess per Per I was looking at the ceiling and then i saw the sky. Ma la piccola comunità afroamericanama di Cat Fish Row è diventata ora il melting pot americano: sono diversi per sfumature del colore della pelle e per cultura ma tutti vivono la solitudine di una grande città (l'azione si svolge nella periferia di Los Angeles) e tutti cercano l'amore, con fatica. Il terremoto sconvolge le loro esistenze e alcune coppie si sfasciano (il poliziotto tosto si accorge di essere attratto più dagli uomini che dalle donne, l'immigrata irregolare salvadoregna si sente rifiutata negli Usa e capisce che il suo posto è in patria a combattere per la democrazia e il pastore battista perde la sua donna sotto le macerie) ma altre si formano e la vita continua. Come il soggetto, anche la partitura è uno spaccato dell'America, un melting pot di jazz e rock. In questo può ricordare il musical di Broadway, ma qui non ci sono parti recitate né danze né cori. In compenso la sostanza musicale è molto superiore a quella di un musical, perché a Broadway non sono di casa le sottigliezze e le complessità ritmiche e armoniche di un compositore "colto" come Adams, che arriva al virtuosismo di scrivere ventitré numeri tutti in uno stile diverso l'uno dall'altro, rifacendosi alle diverse declinazioni del jazz e del rock, dal blues al gospel, da Monk a Wonder, dal funky al bebop, da Cocker ai Queen e via seguitando. Tutto questo senza rinunciare al suo proprio stile, cioè al minimalismo. Pensiamo al "concertato" iniziale in cui ogni personaggio intona la melodia con una sfumatura musicale diversa, a seconda del gruppo etnico-culturale cui appartiene, su una base strumentale ripetitiva che amalgama il tutto e gli dà un inarrestabile crescendo. Il meglio di questa musica sta nel ritmo, come nell'irresistibile terzetto in cui le tre donne lodano le parti erotiche del corpo degli uomini. Ma all'occorrenza anche l'invenzione melodica vola alta, come nel semplice e toccante duetto d'addio tra l'immigrata clandestina e il gangster redento. Alexander Briger dirige benissimo sette cantanti ideali per i loro rispettivi ruoli e otto eccellenti strumentisti (tre tastiere, chitarra elettrica, contrabbasso, sax, clarinetto e percussioni). Lo spettacolo ideato da Giorgio Barberio Corsetti con i video di Igor Renzetti e le animazioni di Lorenzo Bruno e Alessandro Solimene è un prodigio di tecnica e un capolavoro di fantasia.

Note: Sound designer Mark Grey, video Igor Renzetti, animazione delle immagini Lorenzo Bruno e Alessandro Solimene Produzione del Théâtre du Châtelet di Parigi

Interpreti: Joel O'Cangha, Janinah Burnett, Janine De Bique, Grant Doyle, Daniel Keeling, Wallis Giunta, Patrick Jeremy

Regia: Giorgio Barberio Corsetti

Scene: Giorgio Barberio Corsetti e Massimo Troncanetti

Costumi: Francesco Esposito

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Alexander Briger

Luci: Marco Giusti

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