Brahms magico
Tre delle meno frequentate ma più belle pagine cameristiche di Brahms al Festival Pontino
Recensione
classica
La magia di un concerto può cominciare prima di entrare in sala. La voce del Brahms più raccolto, interiore, spirituale, quasi ascetico non sarebbe giunta così nel profondo dell’ascoltatore, se questi prima avesse attraversato il traffico di una città e non il silenzio di un luogo incantato come Fossanova, con la chiesa in puro stile cistercense, l’abbazia dove morì san Tommaso d’Aquino e le poche case a un piano raccolte intorno a questi edifici maestosi, per giungere infine all’infermeria, una lunga sala con alte volte gotiche, dove la musica sembra giungere all’ascoltatore da lontano ma miracolosamente pura. Quando Mariana Sirbu e Linda Di Carlo iniziano la Sonata n. 2 per violino e pianoforte – la meno popolare delle tre e forse la più bella – si schiudono subito le porte del mondo segreto di Brahms, che qui sembra parlare a una persona cara, senz’ombra di retorica e di esteriorità ad uso delle sale da concerto. Allegro amabile, Andante Tranquillo, Allegretto grazioso: le tre indicazioni di movimento dicono già tutto. Il suono del violino della Sirbu è esattamente così, amabile, tranquillo, grazioso, ma togliendo da queste tre parole quel che di leggermente superficiale hanno in italiano e aggiungendovi la pensosa profondità del nordico Brahms. E quello che s’instaura col pianoforte non è un dialogo ma una comunione totale. Poi è la volta di Bruno Giuranna, uno dei più grandi strumentisti italiani degli ultimi decenni, oggi ottantaduenne, ma senza una sola ruga dal punto di vista della musica. Anche la Sonata n. 2 per viola e pianoforte inizia con un Allegro amabile, che però ora suona più ritroso e austero nella voce grave e ombrosa della viola. La passione dell’Allegro appassionato non è una fiammata che brucia ma un fuoco che riscalda, e il finale placato del movimento è una dei più belle conclusioni di Brahms. E nel terzo movimento c’è un momento di stasi, onirico, enigmatico che è una tupenda sorpresa. Infine a Giuranna e alla sua eccellente partner pianistica Clara Dutto si unisce la Sirbu per il trio op. 40, originariamente scritto per il corno, che dà un timbro particolare e suggestivo a questa musica ma crea problemi di equilibrio con gli altri strumenti, mentre la versione “autorizzata” con la viola è più omogenea e compatta. Anche questo Brahms ancora giovane ha pagine di profonda meditazione nell’Andante iniziale, nel Trio, nell’Adagio mesto, ma anche scoppi di vitalità e vigore nello Scherzo e nell’Allegro con brio, che entusiasmano il pubblico. Bis schumanniano.
Interpreti: Mariana Sirbu, Bruno Giuranna, Linda Di Carlo, Clara Dutto
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