Il sangue di Lucia
A Genova Donizetti firmato Dario Argento
Recensione
classica
Chi, fra il pubblico del Carlo Felice, aveva visto film come “Opera”, “Suspiria”, “Phenomena” si aspettava una “Lucia di Lammermoor” grondante sangue. Dario Argento, il maestro incontrastato del thriller, in effetti, con una trama scura, cupa, violenta come quella del capolavoro donizettiano si è trovato certamente a proprio agio, anche se la sua lettura ha diviso la platea: molti gli applausi finali, ma anche quale “buu” di disapprovazione.
Argento, lavorando sulle belle scene di Enrico Musenich, ha immaginato un’ambientazione fuori del tempo, mescolando costumi di epoche diverse e ha naturalmente giocato con citazioni cinematografiche: l’apparizione di uno spirito (una donna nuda) nel primo e nel secondo atto (idea indubbiamente interessante anche se forse troppo iterata) o la visione attraverso una finestra di Lucia che uccide il consorte. Ha poi sfruttato la tecnologia del teatro genovese effettuando un cambio a vista nel terzo atto che ha suscitato l’applauso del pubblico. Proprio il terzo atto ha rappresentato il momento migliore della serata per una serie di piacevoli coincidenze. Argento ha creato una scena della follia di forte spettacolarità emotiva, coniugando perfettamente ogni gesto con la musica in un crescendo di tensione, ottenuta anche dal podio da Giampaolo Bisanti che a dire il vero non aveva emozionato particolarmente nei due atti precedenti pur garantendo una lettura rigorosa e puntuale.
La scena della follia ha naturalmente esaltato le qualità della protagonista Desirée Rancatore. L’artista si è imposta come attrice oltre che come cantante. Argento le ha chiesto di restituire una Lucia allucinata, visionaria, dolce e terrorizzata e la Rancatore, il vestito candido imbrattato di sangue come le braccia e la faccia si è calata nel ruolo perfettamente ottenendo una autentica ovazione da parte del pubblico.
Al suo fianco, nel ruolo di Edgardo, Gianluca Terranova ha evidenziato buone potenzialità e un ampio margine di maturazione. Stefano Antonucci ha messo al servizio della figura di Enrico un solido mestiere e una ineccepibile dizione.
Bene anche il coro e l’orchestra con il primo flauto in evidenza.
All’inizio del terzo atto è stata annunciata la improvvisa scomparsa di Luca Ronconi e il pubblico, memore delle tante regie create dall’illustre artista per lo Stabile di Genova, ha tributato un lungo e affettuoso applauso.
Interpreti: Stefano Antonucci, Desirée Rancatore, Gianluca Terranova, Alessandro Fantoni, Govanni Battista Parodi, Marina Ogij, Enrico Cossutta.
Regia: Dario Argento
Scene: Enrico Musenich
Costumi: Gianluca Falaschi
Orchestra: Teatro Carlo Felice
Direttore: Giampaolo Bisanti
Coro: Teatro Carlo Felice
Maestro Coro: Pablo Assanti
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Napoli: l’Ensemble Mare Nostrum sotto la direzione di Andrea De Carlo e con il soprano Silvia Frigato
classica