Cenerentola incontra il suo principe
A Siviglia un Rossini simpatico
Recensione
classica
Si sente spesso dire che nell’opera la regia dello spettacolo la fa la musica, articolando la drammaturgia con i mezzi che le sono propri. Una piacevole conferma di questa idea si è potuta avere con la "Cenerentola" allestita ora al Teatro della Maestranza di Siviglia, che riprende sotto la guida di Oscar Cecchi un allestimento prodotto dal San Carlo di Napoli nel 2003 e firmato dal regista scozzese Paul Curran. Né le scene, curate da Paquale Grossi, né la regia si possono infatti considerare tra i punti forti di questa produzione: le prime non convincono, in particolare nelle scene ambientate nel palazzo del principe, e la seconda, pur assecondando il ritmo brillante della partitura, si perde spesso in trovate e movimenti scenici inutili, spingendosi più in là del dovuto nel farsesco. A trasformare questa "Cenerentola" in uno spettacolo riuscito, come il principe della favola, è stato Giacomo Sagripanti, che ha diretto dal cembalo con grande consapevolezza dello stile rossiniano e molta sapienza nel creare il giusto ritmo teatrale. Il suo è un Rossini leggero, mai rigido o meccanico, in cui si ha modo di apprezzare l’ironia sorniona e l’ilarità a stento trattenuta che in tante esecuzioni si perdono per raggiungere a tutti i costi l’estasi dionisiaca dei famosi crescendi, i quali però, senza questi elementi di contrappeso, perdono il loro senso. In questo contesto, i cantanti hanno avuto la libertà di interpretare i propri personaggi secondo le loro predisposizioni: Marianna Pizzolato con la sua vocalità immacolata ha impersonato una Cenerentola candida e distaccata, Edgardo Rochas, sempre molto misurato, un Ramiro elegante e impeccabile, più esuberanti, invece, e a tratti un po’ triviali, Borja Quiza e Carlos Chausson come Dandini e Don Magnifico, cui sono andati gli applausi più convinti del pubblico.
Regia: Paul Curran
Scene: Pasquale Grossi
Orchestra: Real Orquesta Sinfónica de Sevilla
Direttore: Giacomo Sagripanti
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