Turandot di terracotta

Roma: Puccini secondo De Simone e Steinberg

Recensione
classica
Teatro dell'Opera di Roma Roma
Giacomo Puccini
23 Ottobre 2013
Turandot è ricchissima di opportunità per il direttore e il regista e di problemi per i due protagonisti. Fatta questa premessa, si può dire che, in un certo senso, al Teatro dell'Opera tutto si è svolto nel modo più prevedibile, a cominciare dalla direzione di Pinchas Steinberg, che già altre volte ci aveva dato in Puccini una direzione "sinfonica", che era forse anche troppo sinfonica quando sul leggio c'era la Butterfly, ma è perfetta per esaltare quell'inesauribile cornucopia di invenzioni che è la lussureggiante scrittura orchestrale inventata dall'ultimo Puccini per questa favola cinese a base di fantasia e passione, crudeltà e sfarzo, ironia e morte. Una direzione analitica che però non si sperde in mille rivoli e tiene ben salda la coerenza dell'insieme, che non si abbandona a facili effetti ma è teatralissima, che mette in rilievo il novecentismo di Puccini e al contempo non nega le eterne passioni melodrammatiche. Le scene di Nicola Rubertelli e i costumi di Odette Nicoletti sfuggono alla trappola del bric-à-brac e si ispirano all'autentica Cina dei tempi remotissimi, all'esercito di terracotta e ai palazzi-torre, cioè a quel che sulla Cina ci dicono gli archeologi e non gli arredatori dei ristoranti cinesi. Scene evidentemente concordate con Roberto De Simone, che, da appassionato studioso delle tradizioni popolari qual è, anche in questa favola totalmente inventata da Gozzi ritrova gli elementi eternamente validi di tutte le fiabe: l'epoca remota, le suggestioni arcane, il mistero, la crudeltà, la paura, il rituale delle prove da superare. Si è già accennato alle difficoltà contro cui hanno combattuto i due protagonisti, Evelyn Herlitzius e Marcello Giordani: entrambi erano in una forma vocale non smagliante, ma hanno trovato a tratti qualche buon momento. Molto bene gli altri, tra cui bisogna segnalare Carmela Remigio, che non ha una voce pucciniana ma ha intelligenza e temperamento da vendere e nel terzo atto è una Liù straordinaria. NB L'opera è finita col compianto sulla morte di Liù, liberandoci dall'ascolto del più brutto finale che Puccini abbia scritto: infatti non l'ha scritto lui.

Note: Allestimento del Teatro Petruzzelli di Bari

Interpreti: Evelyn Herlitzius/Elena Popovskaya, Carmela Remigio/Maija Kovalevska, Marcello Giordani/Kamen Chanev/Bogdan Roman, Roberto Tagliavini, Simone Del Savio, Saverio Fiore, Gregory Bonfatti, Gianfranco Montresor, Chris Merritt

Regia: Roberto De Simone, ripresa da Mariano Baduin

Scene: Nicola Rubertelli

Costumi: Odette Nicoletti

Orchestra: Orchestra del Teatro Dell'Opera di Roma

Direttore: Pinchas Steinberg

Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma e Coro di Voci Bianche del Teatro dell'Opera

Maestro Coro: Roberto Gabbiani (Josè Maria Sciutto maestro del Coro di Voci Bianche)

Luci: Agostino Angelini

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