Opera Nova a Spoleto

Due prime assolute di Scappucci e Sannicandro allo Sperimentale

Recensione
classica
Teatro Sperimentale
14 Settembre 2013
Lo Sperimentale mette in scena ogni anno due nuove opere in un atto, offrendo così una piccola panoramica sulle nuove vie del teatro musicale. Altre volte le due opere accostate in un'unica serata erano collegate da qualche affinità, questa volta no, anzi - per volontà o per caso - rappresentavano due idee antitetiche su cosa debba essere il teatro musicale oggi. Mario Guido Scappucci e il suo librettista Gino Nappo dichiarano che l'opera non può prescindere dal suo quadrisecolare passato già con la scelta del soggetto più emblematico della storia dell'opera, riproposto però in una prospettiva diversa, quella di Euridice. L'idea è acuta e il risultato convincente, ma probabilmente questa tematica può interessare più che altro chi già conosca i grandi precedenti operistici del mito d'Orfeo. La vocalità piuttosto retrò - che spazia da un recitativo mosso e drammatico "neomonteverdiano" a un canto lirico ed espanso "neopucciniano" - e la strumentazione tesa e aspra "d'avanguardia" sono abilmente combinati bene ai fini di una drammaturgia che "funziona", sicuramente non innovativa ma ancora più sicuramente non banale. Un buon esempio di cosa possa essere oggi un'opera nel puro senso del termine. Riesce difficile invece definire opera "Doglie" di Valerio Sannicandro, che può essere definita soltanto teatro musicale. È il dialogo - surreale, ma con argomenti molto concreti e carnali - tra una partoriente in travaglio e un nascituro che ha molti dubbi se venire al mondo o no. La musica di Sannicandro è più pura e dura di quella di Scappucci e stilisticamente più serrata e coerente. Nella vocalità c'è pochissimo spazio per il canto, sostituito da sussurri intonati ma labili e inafferrabili e dalla recitazione tout court. L'orchestra non accompagna né sottolinea il libretto di Antonio Tarantino, ma si svolge parallelamente, imponendo comunque il suo ritmo e il suo ambiente sonoro. Un matrimonio difficile tra testo e musica, ma anche questo "funziona". Le due operine sono state interpretate da una manipolo di bravissimi cantanti e attori, dirette perfettamente da Marco Angius e messe in scena nel modo più adeguato rispettivamente da Giorgio Bongiovanni e Sandra De Falco.

Interpreti: Euridice e Orfeo: Chiara Margarito/Francesca Biliotti; Edoardo Milletti Doglie: Chiara Osella, Marco Rencinai, Chiara Margarito, Mirko Peruzzi, Edoardo Milletti

Regia: Giorgio Bongiovanni; Sandra De Falco

Scene: Roberto Crea

Costumi: Francesco Morabito; Roberto Crea

Orchestra: Ensemble dell'O.T.Li.S

Direttore: Marco Angius

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