Intenso e tenero Ludwig
András Schiff al Beethovenfest
Recensione
classica
Penultimo concerto del ciclo biennale dedicato alle sonate per pianoforte di Beethoven, un programma che iniziava con l'op. 90 e arrivava fino alla "Hammerklavier-Sonate". Già dalle prime note della sonata che con estrema semplicità si frappone tra l'op. 81 e la serie delle grandi sonate conclusive, è apparso chiaro come il Beethoven di András Schiff fosse sì sobrio ma allo stesso tempo estremamente intenso. L'interpretazione insomma di chi è pienamente consapevole di aver a che fare con una materia musicale da maneggiare con cura, con tenerezza, con la massima attenzione. Schiff ha sfoggiato un'ampia gamma dinamica e di colori, una spettacolare capacità di arrivare a dei 'pianissimo' che erano dei veri e propri sussurri, un suono caldo e mai duro, complice anche l'uso di un pianoforte Bechstein del 1921, scelta che si è rivelata assai interessante, offrendo sonorità che oggi purtroppo sembrano esser state messe nel dimenticatoio. Se l'attacco del secondo tempo dell'op. 90 è risultato un canto tenero che puntava diritto al cuore, lo Scherzo dell'op. 101 è stato eseguito con impeto giocosamente baldanzoso, col risultato di rendere ancor più vicina questa pagina al pianismo di Schumann, mentre l'attacco dell'op. 106 è risultato pieno e glorioso ma assolutamente non forzato. Il tempo per gli ascoltatori si è come fermato, mentre la musica di Beethoven scorreva dentro le anime in un concerto coraggiosamente privo di intervallo. Una dimensione quasi da sogno che naturalmente ha coinvolto anche Schiff, il quale, senza batter ciglio, alla richiesta di bis ha risposto eseguendo l'intera op. 109.
Interpreti: Andras Schiff, Pianoforte
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