Introversi Due Foscari

Muti ha diretto il secondo dei tre Verdi che ha in programma a Roma per il bicentenario

Recensione
classica
Teatro dell'Opera Roma
Giuseppe Verdi
06 Marzo 2013
Certe pagine ombrose dipinte con delicate pennellate strumentali - un "a solo" del clarinetto, l'introduzione di viola e violoncello al secondo atto: bravissimi Calogero Palermo, Koram Jablonko e Andrea Noferini - si trasformano in momenti di grande emozione e insospettata bellezza. Qualche anno fa Muti ne avrebbe evidenziato la raffinatezza un po' rustica ma accurata, ora vi aggiunge anche una sensibilità nuova per questo lato autunnale e introverso di Verdi. Sono momenti fugaci, che lasciano però una traccia indelebile e danno un colore particolare a questa nuova e splendida interpretazione di Muti, anche quando nel resto dell'opera il trentunenne Verdi torna al linguaggio che conosce meglio, quello fremente di passioni, amori e odi. Che bel personaggio è Lucrezia, agitata da una sorta di disperazione furente e indignata: Tatiana Serjan ha la voce e il temperamento richiesti. Il giovane Foscari, preda di eventi più grandi di lui, si rifugia nelle situazioni topiche del tenore romantico, in cui Francesco Meli è perfettamente a suo agio. Francesco Foscari è la prima grande figura verdiana di padre dolente e di potente condannato all'impotenza e alla solitudine del trono: Luca Salsi canta bene ma in "O vecchio cor, che batti" l'avremmo voluto più stremato dagli anni e dal dolore. Dopo Stein e Noble, l'Opera ha chiamato un altro grande regista a mettere in scena Verdi e per la terza volta consecutiva ha ottenuto soltanto uno spettacolo di routine. Werner Herzog ha immaginato una Venezia invernale, ma le pareti grigie, le luci smorte e i cumuli di neve non trasmettono il senso di oppressione e di gelo che il regista cercava. Colpa della recitazione inerte, del coro immobile, delle scene impersonali di Maurizo Balò.

Note: nuovo allestimento

Interpreti: Luca Salsi, Francesco Meli, Tatiana Srajan/Csilla Boross, Luca Dall'Amico, Asude Karayavuz, Saverio Fiore, Donato Di Gioa

Regia: Werner Herzog

Scene: Maurizio Balò

Costumi: Maurizio Balò

Orchestra: Orchestra del Teatro dell'Opera di Roma

Direttore: Riccardo Muti

Coro: Coro del Teatro dell'Opera di Roma

Maestro Coro: Roberto Gabbiani

Luci: Vincenzo Raponi

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