Maestro del bansuri

Per il festival Musica dei Popoli, Hariprasad Chaurasia in scena alla Flog di Firenze

Recensione
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Musica dei Popoli Firenze
27 Ottobre 2012
Le mani del maestro tremano, ma appena Hariprasad Chaurasia inizia a suonare, il respiro calcolato su ogni nota fa uscire dal bansuri un suono deciso e morbido, cancellando per qualche istante gli effetti della malattia. Circondato sulla scena dell'Auditorium Flog dalla giovane allieva Julia Orhmann al secondo bansuri, da Lorenzo Squillari alla tampura e da Vijay Ghate alle tabla, Chaurasia ammalia il pubblico con fraseggi lentissimi. Sono lontane le acrobazie a cui ci ha abituato nel tempo, ma sembra che, al di là della tecnica, il maestro abbia scelto di dedicarsi alla profondità mistica dei suoni. È chiaro in particolare nel dialogo delicato e terso con la Orhmann, in cui raffinatezza e femminilità mostrano una delle chiavi più intriganti della musica tradizionale dell'India del Nord. Certo lo sforzo di concentrazione del pubblico è alto ma nella sala gremita gli spettatori rimangono appesi al filo che Chaurasia disegna sulla trama di risonanze provenienti dalla tampura. Dopo la prima mezz'ora la proposta musicale si fa però più monotona e flebile, forse anche per l'assoluta reverenza dei musicisti nei confronti del maestro, che non permette un interplay efficace. L'ingresso strabordante delle tabla non risolve, ma certo serve a far uscire dall'impasse: le cellule ritmiche e melodiche pian piano si ravvivano e spostano il concerto verso una dimensione più godibile. La conclusione è affidata a un brano che il musicista esegue con un piccolo bansuri. Avvolgente ed essenziale come una nenia, è in questa composizione che tutti gli elementi, a volte un po' slegati tra loro, acquistano senso, ritrovando in un colpo solo una bellezza commovente.

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