Akinmusire fra sperimentazione e tradizione
Per il Roma Jazz Festival il trombettista e il suo quintetto
Recensione
jazz
Al Roma Jazz Festival un interessante esempio di cosa può essere il jazz oggi. Sul palcoscenico Ambrose Akinmusire, col suo quintetto, ha presentato il suo ultimo [i]When the Heart Emerges Glistening[/i], un lavoro caratterizzato certo da uno stile eclettico e consapevole della tradizione ma anche animato da una persistente indole sperimentatrice, che ha portato un soffio di aria nuova nel nostro vecchio continente. Il giovane trombettista californiano ha giocato le sue carte in un territorio che partiva dalla totale smaterializzazione del tessuto sonoro per arrivare alle malinconiche, intime linee melodiche che il suo strumento riusciva a tracciare quando dall'incandescente magma ritmico si spostava nel regno delle atmosfere più soft. Un approccio che inizialmente ha come lasciato un po' spaesato il pubblico della Sala Petrassi, ma che gradualmente ha entusiasmato i presenti, coinvolti in un attento percorso che ha evitato qualsiasi ripetitività privilegiando piuttosto il cambiamento. Grande l'apporto dei musicisti che suonavano col trombettista, a cominciare dal bravo Walter Smith III, che col suo sax ha svolto la funzione di vero e proprio comprimario, mentre davvero eccezionale al pianoforte si è rivelato Sam Harris, raffinato e smaliziato soprattutto quando era lasciato alla guida del gruppo, nelle lunghe pause che gli strumenti a fiato si prendevano. Forse il momento più alto della serata è stato quello che ha visto Akinmusire in duo con Harris, una lunga incursione in una dimensione notturna, dove l'espressività non ha mai abbandonato lo spirito di ricerca del trombettista. Un'intesa perfetta, poi replicata, a grande richiesta, nel secondo dei bis concessi a fine concerto.
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