Enfasi e maestria nel Bach di Mischa Maisky
Roma: apertura della Filarmonica, con un programma dedicato alle suite per violoncello
Recensione
classica
Mischa Maisky che suona Bach non è una novità, è una certezza. Il celebre violoncellista, che è nato in lettonia ma si considera 'un cittadino del mondo", ha inaugurato la stagione 2012/2013 dell'Accademia Filarmonica Romana con un concerto - dedicato alla memoria di Piero Farulli - nel quale ha proposto tre delle sei suites (nell'ordine la n. 3, la n. 2 e la n. 6) per violoncello solo di Johann Sebastian Bach. Un'interpretazione tutto sommato ancora abbastanza lontana dalle preoccupazioni che la ricerca filologica e l'uso di strumenti (e archetti) storici ha giustamente posto agli interpreti. Ma quale maestria! Assoluta sicurezza nel colpo d'arco, padronanza eccezionale dell'intonazione e, soprattutto, una immensa varietà di colori e di timbri. Maisky enfatizza il linguaggio bachiano, ne esalta l'espressività grazie soprattutto al suono caldo del suo strumento, che avvolge l'ascoltatore come fosse quell'oceano al quale Beethoven paragonava il Kantor, parafrasando il significato del suo cognome (Bach significa semplicemente 'ruscello'). Nei preludi, specialmente in quello della VI Suite in re maggiore BWV 1012, l'ultima del gruppo, il violoncellista ha suonato con ampia libertà, dando un grande respiro a questo tipo di brano, mentre nelle danze ritmicamente più incisive, come la corrente o la giga, ha messo tutte le sue energie al servizio del loro carattere, fino a raggiungere risultati eccezionali come nella giga ancora dell'ultima raccolta. Lunghi applausi da parte del pubblico hanno salutato l'artista al termine del programma e Maisky ha ringraziato concedendo alcuni bis, naturalmente sempre nel nome di Bach.
Interpreti: Mischa Maisky, violoncello
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