"Mesopotamia", affresco magniloquente
A Istanbul prima mondiale della Seconda Sinfonia di Fazil Say
Recensione
classica
Il Music Festival d’Istanbul è una finestra aperta sul mondo: dopo la prima di Giya Kancheli ("In Memory of Benyamin Sönmez"), è stata la volta della "Sinfonia n. 2 Mesopotamia” del pianista-compositore Fazil Say, che è l’eroe della borghesia progressista che fa muro contro l’incalzare dell’islamismo nel Paese, benché usi il linguaggio polveroso della tradizione.
"Mesopotamia" è un affresco sinfonico di 55 minuti per orchestra di 130 elementi. Scrive Fazil Say: «Ho superato me stesso. Non credevo che ci sarei riuscito dopo la "Sinfonia n. 1"».
Come un mago estrae dal cilindro una mirabolante panoplia di suoni e colori che travolge l’ascoltatore, ricca d’echi i più disparati (da Sostakovic a Debussy, da Ligeti a Ravel, da Kieslowski a Ennio Morricone… perfino le marce trionfali di "Ben Hur" e "Jesus Christ Superstar!). Di tutto e di più. Un affresco sonoro che descrive quel triangolo di terre stretto tra il Tigri e l’Eufrate, culla della civiltà, oggi martoriato dalle guerre di religione. Lacerato dagli integralismi. Grido di dolore? Requiem? Ballata? 10 quadri illustrati dalle note come in una colonna sonora ricchissima, basata sui contrasti timbrici e le progressioni della dinamica, scanditi dal gong cinese, che si abbatte come una clava sull’ascoltatore: anacronistico, eclettico, monumentale, retorico, pletorico.
Il pubblico è in delirio: standing ovation interminabili! Un trionfo di fischi e urla sconosciuti in una sala da un concerto.
Note: 23/06/2012, Haliç Kongre Merkezi, Sütlüce Istnbul
Interpreti: pf Fazil Say
Orchestra: Borusan Istanbul Philharmonic Orchestra
Direttore: Gürer Aykal
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