10 anni di Piazza Vittorio
L'orchestra multietnica romana festeggia con tre concerti e l'incisione di un nuovo cd
Recensione
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Esattamente il 20 marzo 2002 alcuni musicisti, scovati e riuniti da Mario Tronco, suonano insieme per la prima volta: provengono da quattro continenti e da una dozzina di paesi, esotici (Senegal, Mali, Tunisia, India e una forte rappresentanza latinoamericana) o meno (Usa, Inghilterra e Ungheria, oltre all'Italia). Dieci anni di esperienza comune sono tanti per un gruppo musicale, ma a dieci anni si è ancora giovanissimi e - in effetti - l'Orchestra di Piazza Vittorio riunisce queste due qualità, esperienza e giovinezza. Per l'esperienza basta sentire il primo brano, in cui si alternano due lingue (brasiliano e wolof del Senegal) con le rispettive sonorità strumentali, su cui poi si innestano una tromba un po' jazz e sonorità caraibiche un po' reggae: un'intesa totale che fa di quest'orchestra un vero melting pot, in cui le differenti tradizioni si mescolano ma non perdono la loro identità. Quanto alla giovinezza, basterebbe la voglia di scherzare e di divertirsi, che è sempre forte e contagiosa ma esplode nella canzone del tondeggiante cubano che per campare si mette a fare il centurione al Colosseo, e nell'ultimo brano, quando sbuca inatteso "Pasqualino Marajà" di Carosone, su cui il tunisino del gruppo improvvisa una serie di esilaranti variazioni arabizzanti.
Quasi due ore di musica che seduce e entusiasma il pubblico dell'auditorium e che, alla fine della serie dei tre concerti romani, fornirà il materiale per un nuovo cd.
L'unica cosa andata storta: l'amplificazione eccessiva, che portava in primo piano batteria e chitarre elettriche a scapito delle voci e di strumenti più delicati come l'oud e la kora, rischiando di omologare le diversità multietniche che sono il marchio dell'orchestra.
Orchestra: Orchestra di Piazza Vittorio
Direttore: Mario Tronco
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