All That Judezmo
Un eccellente performance domenicale per il trio dell'israeliano Avishai Cohen
Recensione
jazz
Battendo un percorso musicale orientato prevalentemente al jazz, dopo la formazione nella natia Israele, il bassista Avishai Cohen prese il volo ed andò oltreoceano, dove negli anni Novanta mise a curriculum le collaborazioni con Ravi Coltrane, Wynton Marsalis, Joshua Redman, Paquito D'Rivera, Roy Hargrove, Leon Parker e Chick Corea. La “trasferta” americana si è conclusa da tempo e Avishai è tornato in patria. Come solista Cohen non ha dimenticato il proprio background, ma ha aggiunto un'affascinante esplorazione delle tradizioni musicali ebraiche di matrice sefardita. Il suo “Aurora” del 2009 poneva per la prima volta in evidenza l'Avishai "cantante" (in precedenza si era concentrato quasi esclusivamente sulla musica strumentale), alle prese con un repertorio inedito o tradizionale, con testi in ladino, il cosiddetto "giudeo-spagnolo" o judezmo. Con il successivo “Seven Seas” il musicista è tornato ad un post-bop elegante, dinamico e fortemente orientato alla ritmica. Il concerto milanese del 20 novembre è stato caratterizzato da ottime esecuzioni di pezzi estrapolati dal disco appena citato (”Dreaming”, “Seven Seas”, Ani Aff”), da due canzoni tratte da “Aurora” (la title track e “Alfonsina y el mar”), nonché da una strepitosa interpretazione di “Besame mucho”, richiesta a viva voce dal pubblico entusiasta e prontamente eseguita come ultimo bis. Sul palco del Teatro Manzoni di Milano, con Cohen, il pianista Omri Mor e il batterista Amir Bresler, entrambi eccellenti. Un suono di insieme pulito e compatto, un'incisività che richiava i migliori momenti del McCoy Tyner dei primi anni Settanta e che, per precisione e velocità, si rifà allo Chick Corea del periodo Return to Forever.
Interpreti: Avishai Cohen (contrabbasso, voce), Omri Mor (pianoforte), Amir Bresler (batteria).
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