Cantieri del mondo

A Correns, in Provenza, un "piccolo" festival celebra e sostiene la ricerca di nuovi linguaggi world

Smadj (foto Elena Piccinin)
Smadj (foto Elena Piccinin)
Recensione
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Le Chantier Correns
11 Giugno 2011
Quello di Correns è un festival da invidiare. Il minuscolo borgo provenzale, che da tempi non sospetti tiene alta la bandiera del biologico, punta sulla specificità anche nella programmazione della sua tre giorni. L'Associazione Le Chantier che lo progetta con cura sulla lunga distanza (e con fondi non certo da prima della classe) affida residenze artistiche a musicisti frizzanti e tesi verso la ricerca - “Tesi” vale anche con la maiuscola: un recente protagonista è stato proprio l'organettista italiano per eccellenza, in una all star diatonica insieme a Markku Lepistö, Bruno Le Tron e altri. L'edizione 2011 del festival ha ospitato molti di questi progetti speciali, nati e cresciuti tra la mura austere del piccolo e acusticamente felicissimo Fort Gibron. Sabato i mattoni della rocca hanno rimbalzato le note di cornamusa di Erwan Keravec, impegnato in una ricerca sonora e compositiva sul proprio strumento ai confini con la musica contemporanea. Sempre giocando sull'incontro tra avanguardia e tradizione, ha strappato applausi lo spettacolo “.G”, in cui flauto e percussioni di Miqueu Montanaro e Carlo Rizzo interagivano in un happening con i versi di Catherine Jauniaux e l'arte figurativa di Nagy Niké. Pubblico entusiasta e protagonista di un'altra residenza che ha giocato molto sulla performance teatrale, seppur senza palco: la banda Le Bus Rouge, dieci tra ottoni e percussioni, non ha inventato niente di nuovo, trascinando gli spettatori in mille giochi sonori e fisici su e giù per il paese, ma lo ha fatto con un'abilità tecnica da brividi e con una strepitosa capacità di coinvolgere. Voci femminili alla ribalta con la “nostra” Francesca Breschi, impegnata con Ettore Bonafè in uno spettacolo quasi didattico sulla canzone tradizionale italica, e Evelyne Girardon, con trio vocale, chitarra celtica e ghironda a dimostrare che la canzone popolare può svincolarsi dal proprio territorio. Gran finale fino a tarda sera nel “teatro del verde”, tra la vegetazione sotto la collina: Francoise Atlan e il suo sofisticato ed emotivo repertorio arabo-andaluso, il chaabi di Kamel El Harachi, figlio d'arte in grado di entusiasmare la platea, e gli oud in chiave elettronica di Smadj e Mehdi Haddab, accompagnati dal sax di Aykut Sütoglu. All'una abbondante Mehdi stava ancora intonando “Hells Bells” degli AC/DC col liuto distorto, in un tripudio generale. Mettetelo in calendario per il 2012.

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