La strana coppia, la strana platea

Chick Corea e Stefano Bollani a MITO: improvvisazione e routine a quattro mani

foto Andrea Mariniello © MITO Settembre Musica
foto Andrea Mariniello © MITO Settembre Musica
Recensione
jazz
MITO Settembre Musica Milano
08 Settembre 2010
Mercoledì 8 settembre una gran folla si accalca alle casse del Teatro Smeraldo di Milano per la prestigiosa serata "jazz-oriented" – inclusa in MITO 2010 - che vede sul palco due virtuosi del pianoforte: Chick Corea e Stefano Bollani. Il pubblico è piuttosto eterogeneo: consumati jazzofili, raffinate signore in abito da passerella, trasandati-fighetti, abbronzatissimi manager dallo sguardo volitivo abbigliati come Daniel Craig in “Quantum of Solace”. Si respira una duplice aspettativa: ascoltare un saggio di bravura della coppia di pianisti e godersi qualche momento di humor estemporaneo. I ruoli sono chiari sin dalle prime battute: Bollani esterna una incontenibile e studiata esuberanza mediterranea, contorce le gambe e rimbalza sullo sgabello mentre il cerebrale Corea fornisce spunti, fraseggi e contrappunti che scandiscono gli sviluppi delle improvvisazioni. Stilisticamente i due musicisti non hanno molto in comune e proprio su questo aspetto giocano volentieri, imbastendo un percorso di avvicinamento/allontanamento continuo. La sensazione, però, è che pur divertendosi non arrivino mai al dunque. Svolgono diligentemente il loro compito sul palco ma non succede quasi niente di sorprendente. A dispetto di ciò la platea applaude sino a spellarsi le mani, e viene da chiedersi perché: amore per la musica basata sull'improvvisazione oppure pre-euforia per le eventuali, attesissime gag di Bollani? Il musicista e compositore milanese (toscano d'adozione), che nel corso del tempo ha meritatamente guadagnato la fama di raffinato ed esilarante intrattenitore, regala nel secondo bis una semi-parodia, cantando con birignao mentre un ammiccante (!) Corea strimpella con il sopracciglio inarcato, a chiusura di una performance non memorabile.

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