Evanescente Bach
Roma: I Brandeburghesi di Savall si perdono in una sfavorevole acustica
Recensione
classica
L'equilibrio dell'interpretazione, lo squilibrio delle sonorità. Tutto esaurito per l'inaugurazione della stagione 2010/2011 dell'Istituzioni Universitaria dei Concerti, appuntamento atteso sia per il prelibato programma, i sei Concerti brandeburghesi di Bach, sia per gli interpreti di tutto rispetto, Jordi Savall e Les Concert des Nations. Attenzione puntata sull'esecuzione con strumenti storici, segno di una ricerca ben intonata allo spirito dell'ateneo, ma lo spettro sonoro prodotto dai musicisti ha risuonato nell'Aula Magna con differenti esiti: brillantezza e massima chiarezza per gli acuti, mentre, spostandosi verso i suoni più gravi, tutto sembrava come risucchiato dall'acustica di questa ampia sala. A beneficiare della situazione l'ottimo violino solista, il romano Riccardo Minasi, la tromba dell'eccellente Guy Ferber - impegnato nella difficile parte del Concerto n. 2 - nonché i corni utilizzati nel primo concerto. All'opposto, violoncelli e contrabbasso sembravano ingoiati dall'ambiente, arrivando al pubblico solo un suono vellutato, del tutto insufficiente per sostenere le architetture armoniche e contrappuntistiche create dal musicista tedesco. Inesistente poi il clavicembalo, salvo nella prodigiosa cadenza del quinto Brandeburghese, quando il silenzio degli altri strumenti consente inevitabilmente di averlo in primo piano, seppur sottovoce. Certo, galeotto fu il compact disc che ci ha abituati ad altri volumi, con un 'finto' equilibrio sonoro, fatto sempre più di aggiustamenti ai livelli del singolo strumento. Ma la musica antica - anche con interpreti di questo calibro - richiede comunque ambienti idonei, proprio per restituirle un'energia sensoriale pari a quella che le arti visive, proprio qui a Roma, testimoniano di aver raggiunto nell'epoca barocca.
Interpreti: Les Concert des Nations
Direttore: Jordi Savall
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