George Sand ci parla di Chopin
Una serata tra letteratura e musica per il bicentenario chopiniano
Recensione
classica
In palcoscenico, oltre al pianoforte, una poltrona e un tavolino danno l'idea d'un salotto ottocentesco, ma Valeria Golino quasi li ignora e tutto lo "spettacolo" si svolge davanti a un leggio, su cui è appoggiato il copione, fatto di frammenti dell'autobiografia e delle lettere di George Sand (e del libro di Liszt su Chopin) che Sandro Cappelletto ha scelto e montato, collegandoli con pagine scritte personalmente da lui. Ma ha fatto di più: ha reso stringato lo stile ridondante della scrittrice amante di Chopin, senza abolirne totalmente l'enfasi e la passione romantiche, da cui non si può prescindere, ma facendone risaltare gli aspetti più moderni, ribellioni, autoironia, dubbi, stanchezza, delusioni. Ne ha fatto una donna più vicina a noi, più interessante e anche più simpatica di quanto immaginassimo.
In giacca e pantaloni neri e camicia bianca con sbuffi alle maniche, la Golino ricrea l'ambiguità maschile-femminile di cui si compiaceva Aurore Dupin, alias George Sand. Non c'è quasi azione, a meno che per azione s'intenda togliersi e rimettersi la gioca e giocare nervosamente con i capelli. Tutto è affidato alla voce, un po' aspra ma sensuale, naturale e diretta: la Golino non è impostata, non fa pause retoriche, non simula calcolate incertezze (semmai c'è talvolta l'incertezza reale di chi è abituata a recitare davanti alla macchina da presa più che davanti al pubblico, quando non si possono ripetere i ciak). Una grande attrice di teatro sarebbe stata più varia e sapiente, la Golino è più sincera e coinvolgente.
Le musiche di Chopin non sono state scelte con precisi riferimento al testo ma s'inseriscono perfettamente. Sono state interpretate benissimo da Roberto Cominati, un talento che dovrebbe essere sfruttato più spesso dalle nostre organizzazioni concertistiche.
Interpreti: Valeria Golino, recitante; Roberto Cominati, pianoforte
Se hai letto questa recensione, ti potrebbero interessare anche
classica
Jonas di Carissimi e Vanitas di cinque compositori contemporanei hanno chiuso le celebrazioni per i trecentocinquanta anni dalla morte del grande maestro del Seicento
classica
Il primo pianista francese a vincere il Čajkovskij di Mosca conquista il pubblico milanese con un interessante quanto insolito programma.