One man orchestra
Pat Metheny e il suo "Orchestrion" entusiasmano il pubblico romano
Recensione
jazz
L'inizio con poche note sulla chitarra, in una solitudine soffusa, lo stile inconfondibile, le sonorità analoghe a quelle del fortunato album "One quiet night", poi l'atmosfera si è animata gradualmente e un immenso mondo di suoni si è svelato al pubblico che gremiva la Sala Santa Cecilia, al Parco della Musica di Roma. Nell'ambito della rassegna "La chitarra", Pat Metheny ha presentato il suo "The Orchestrion Project", basato sull'idea di poter gestire da solo un ensemble musicale che utilizza strumenti acustici ed elettrici, controllati in vari modi, complici la tecnologia pneumatica e, soprattutto, le sofisticate potenzialità dell'elettronica. L'esperimento è perfettamente riuscito: a partire dalla scenografica impalcatura alle sue spalle contenente i vari pezzi di una batteria, tutti gli strumenti usati - dalle percussioni al pianoforte - obbedivano alle volontà del direttore, che a sua volta confermava le sue eccezionali doti di virtuoso della chitarra. Insomma, il Pat Metheny Group è adesso completamente automatizzato, sia per creare il dettagliato accompagnamento dei brani che hanno reso celebre il chitarrista, come "Facing West", sia per diventare complice di stupefacenti improvvisazioni musicali. Proprio in quest'ultimo caso l'effetto è stato spettacolare, perchè Metheny dava dal vivo le disposizioni ai suoi collaboratori inanimati, comunicando con loro attraverso le corde del suo strumento. Le complesse geometrie armoniche e melodiche di questo artista capace di addentrarsi in ogni sorta di linguaggio musicale si sono accompagnate alla sua eccezionale bravura. Il top dell'emozione è stato vederlo alle prese con un vistosa chitarra multipla, con ben quattro ordini di corde (la famosa Manzer Picasso 42 corde): anche da solo Metheny è un'orchestra!
Interpreti: Pat Metheny, chitarra
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